I padroni della terra

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di Giuseppe Baldessarro

Gli “amici”, e quelli da loro mandati, si presentavano anche al frantoio, e nel nome di quella fantomatica amicizia pretendevano e ottenevano quel che volevano.
Al frantoio, a seconda del tipo di olive, del momento della stagione, del modo in cui il frutto viene raccolto si otteneva una certa percentuale d’olio. Poi c’era la qualità che era determinata dall’acidità. Mediamente il prodotto aveva una resa del 10-11%, significava che su un quintale di olive si ottenevano dieci o undici litri di olio. In casi particolari, quando il frutto era buono, raccolto per tempo e in maniera corretta, evitando che stesse sulla terra o nelle ceste a lungo, si poteva arrivare al 14-15%.
In genere il produttore contratta la percentuale con il titolare dell’impianto prima della premitura ed era difficile non trovare un accordo tra le parti. Certo ognuno prova a tirare per se il massimo possibile, ma oltre il limite dettato dall’esperienza e dal buonsenso non si andava. Quando all’azienda dei Saffioti arrivavano le ceste o i sacchi degli “amici” non c’era discussione.
Gli emissari degli “amici” arrivavano al frantoio e non trattavano neppure, la resa era e doveva essere sempre massima, a prescindere dalla qualità reale del frutto. L’olio prodotto non contava nulla, contava l’olio che tornava in dietro nelle case dei maffiosi, che doveva essere della qualità migliore. Quando poi gli “amici” decidevano che di olio ne avevano abbastanza e che il resto del raccolto doveva essere venduto ai frantoi, il compenso che veniva loro corrisposto era comunque quello più alto. Gli “amici” non si lamentavano mai dell’annata, della bontà della terra, della cura con cui era stata seguita la produzione dai loro contadini. Per gli “amici” era sempre un’annata straordinaria. Era una tangente, non altro.
Gaetano nel tempo ha imparato che il pizzo, la mazzetta, il contributo agli “amici” può vestire mille abiti, ne ha uno per ogni stagione, per ogni contesto, per ogni occasione. Ha l’abito elegante del “favore” chiesto alla buona società, quello ammiccante del prezzo di gonfiato o quello conciliante dettato dal quieto vivere. Poi, in ultima analisi, c’è il vestito violento dell’imposizione. Gaetano ne ha visti tanti di quegli abiti da ragazzo, molti altri ne avrebbe vissuti da imprenditore. La violenza sulle cose come gli incendi e la violenza sulle persone. La violenza persino per nascondere la vergogna di una violenza subita.

(5 – continua)


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