Mattarella concede tempo per un governo politico, e vigila

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Tra Di Maio e Salvini ultima partita a scacchi. Il cerino acceso tra le mani del Carroccio

Di Pino Salerno

Ennesima giornata di passione sulla scena politica nazionale. E di nuovo giocata quasi interamente al Quirinale, dove Sergio Mattarella continua nella sua opera di mediazione per far quadrare il cerchio della formazione di un governo, e dunque di far partire la XVIII Legislatura. La giornata è cominciata all’ora di colazione, quando il presidente del Consiglio incaricato, Carlo Cottarelli, ha fatto visita al Quirinale per uno scambio informale con Mattarella, e per definire la lista definitiva del suo governo. Poi, date le novità emerse fin da martedì sera, quando il capo politico dei 5Stelle ha dichiarato pubblicamente di essere disponibile a riprendere le fila della formazione di un governo politico, sostanzialmente andando a Canossa, Mattarella e Cottarelli hanno deciso, di comune accordo, di temporeggiare ancora, in attesa di ulteriori sviluppi. Il pomeriggio di mercoledì si è rivelato uno stillicidio di notizie di agenzie, con notizie lanciate e poi smentite, disponibilità avanzate e poi sbugiardate, dichiarazioni tattiche e al vetriolo, lanciate al solo scopo di stanare il vero convitato di pietra di queste ore, il leader della Lega, Matteo Salvini, impegnato in campagna elettorale tra Toscana e Liguria. Il batti e ribatti si è dunque registrato lungo la via Aurelia, che da Roma attraversa la Toscana e conduce in Liguria. Su questa linea si è consumato il dibattito politico, che ancora nella serata di mercoledì non s’era concluso, né in un modo né nell’altro.

Di Maio porge il cerino acceso a Salvini. Vuoi andare al governo ora? Sacrifica Savona

Anche questo giorno, l’ottantasettesimo della crisi, passerà così molto in fretta dalla cronaca alla storia. Perché ora c’è la proposta politica, prendere o lasciare. Luigi Di Maio offre l’ultima chance a Matteo Salvini per far partire il governo del cambiamento. Il cerino acceso adesso è nelle mani del leader della Lega, mentre il Colle fa sapere che questa ipotesi viene valutata “con grande attenzione”. Riavvolgiamo il nastro. Un giorno di viavai al Quirinale. Il capo politico pentastellato vede Mattarella, in un incontro informale, e appena uscito va in diretta Facebook lanciando un appello al Paese. Ma, in realtà, rivolgendosi solo a Salvini.  “Troviamo una persona della stessa caratura dell’eccellente professor Savona – dice Di Maio – lui resta nella squadra di governo in un’altra posizione”. E Salvini? Non risponde né si né no, ma apre uno spiraglio: “Vedremo nelle prossime ore, per carità. Ci ragioniamo, valuteremo”. Intanto Carlo Cottarelli rimane ‘incaricato con riserva’ ancora per qualche ora o qualche giorno, perché non vuole “forzare sui tempi per un eventuale governo politico”. Cottarelli viene messo quindi in stand by perché qualcosa si sta muovendo in questa crisi politica.  Nell’ennesima giornata di delirio, Cottarelli sale due volte al Colle, sempre per un colloquio informale con Sergio Mattarella, dando il cambio a Di Maio. La lista dei ministri è pronta, fanno sapere, ma essendo tramontata l’ipotesi di una astensione tecnica, l’esecutivo di garanzia andrebbe sicuramente alla morte. Di fatto non ci sono i numeri per ottenere la fiducia alle Camere, l’unica via d’uscita poteva essere l’accordo politico di maggioranza a non esprimersi, con la disponibilità di volontari a votare a favore (come Partito democratico e perché no anche M5S).

Due scenari possibili se la proposta Di Maio fosse rigettata: rinuncia di Cottarelli e voto in luglio, oppure non sfiducia e voto in autunno

L’ipotesi però si infrange contro la realtà, i pentastellati confermano il no alla fiducia, portandosi dietro anche Lega e Fratelli d’Italia, anche se uno dei leader della Lega, Giorgetti, a metà pomeriggio pare aprire a una soluzione tecnica. La strada non è percorribile, insomma, ma nella sala dei Busti di Montecitorio, come del resto al Quirinale, si lavora a una alternativa. Le diplomazie si mettono in moto, Cottarelli vede diversi esponenti politici, tra i quali anche uomini di fiducia del leader del Carroccio. Salvini è impegnato nella campagna elettorale, si trova prima in Toscana, poi in Liguria, mentre Giancarlo Giorgetti è alla Camera. Nel pomeriggio si diffonde la notizia, successivamente smentita, che il capogruppo leghista salga al Colle. Ma fonti parlamentari riferiscono che si sia visto, già, con Cottarelli. Ora gli occhi sono puntati su Salvini, la nascita di un governo politico è sicuramente la prima scelta di Mattarella. Per quanto lo riguarda, spera che anche questa ulteriore apertura sia accolta in modo positivo. Qualora non lo fosse, gli scenari che si aprirebbero sono sostanzialmente due: la rinuncia di Cottarelli, con l’immediato scioglimento delle Camere e il conseguente voto balneare, oppure lo scioglimento della riserva con presentazione della lista dei ministri. L’economista si troverebbe così alla prova del Parlamento con il destino già segnato e il ritorno alle urne spostato solo di qualche settimana.

Per Di Maio e Salvini è l’ultima partita a scacchi

Si tratta di una partita che ha sullo sfondo il voto. Il M5S si gioca l’estrema arma a sua disposizione, dire “no” al governo Cottarelli mettendo così in difficoltà un’eventuale astensione leghista, che finirebbe nel mirino della campagna elettorale del Movimento. Ma è al governo che i Cinque Stelle guardano, fiaccati da 87 giorni ad altissima tensione e comunque intenzionati, se il governo non si farà, ad andare alle urne a luglio. Il voto estivo tutelerebbe Di Maio, che con le elezioni in autunno (o, peggio, ancor più in là) potrebbe giustificare con minor forza la deroga al doppio mandato e rischierebbe di veder affievolire la sua leadership. Con, all’orizzonte, il ritorno dall’America del più movimentista dei Cinque Stelle, Alessandro Di Battista. “Può essere che ci hanno fregati, ma io preferisco passare per una brava persona e non per un furbo”, ammette Di Maio ad un’assemblea congiunta dove, sotterraneamente, si registrano i primi malumori per una gestione definita troppo poco concertata e soprattutto per le mosse degli ultimi giorni, a cominciare dalla richiesta di impeachment, che hanno provocato più di un mal di pancia tra i parlamentari.

Crepe nelle posizioni dei 5Stelle

“Ascolta anche i ‘cacacaz…’ e attenzione a non finire come Renzi che si è circondato solo di ‘yes men’”. Così il deputato M5s Andrea Colletti si è rivolto a Luigi Di Maio nel corso dell’assemblea dei parlamentari 5 stelle riuniti a Montecitorio. Il capo politico M5s avrebbe spiegato di ascoltare anche voci diverse e di confrontarsi spesso con Roberto Fico da sempre su posizioni più ‘movimentiste’ e quindi con una visione differente rispetto a quella più pragmatica di Di Maio. Non è la prima volta che il deputato abruzzese Colletti sottolinea in modo critico quanto accade dentro il Movimento e questa sera ha anche consigliato al capo politico M5s di leggere un libro di Robert Michels, un testo dove il sociologo ha studiato le modalità di decisione della Spd. Ma Colletti non è l’unico ad avere sollecitato Di Maio non solo ad ascoltare chi la pensa diversamente ma anche a coinvolgere e comunicare di più le decisioni che vengono prese ai ‘piani alti’. Tra questi c’è stata anche la senatrice Paola Taverna. E tanti nel Movimento, in questa fase così febbrile per la nascita di un governo, si sono spesso lamentati di essere tenuti all’oscuro di tutto e di non riuscire mai a parlare direttamente con il capo politico. Ma nel dibattito entra anche il tema del rapporto con la Lega. Tanti hanno chiesto: “Ci possiamo fidare di Salvini?”. In ogni caso, secondo quanto riferito, i pentastellati avrebbero espresso sostegno e fiducia, maggioritari ma non unanimi, nel loro capo politico.

Le prossime ore diranno se l’ultimo cambio di direzione di Di Maio sul governo avrà esito positivo. Salvini, fanno sapere fonti leghiste, si porrà il problema di come votare il governo Cottarelli solo quando il premier verrà in Aula. Probabile che tra lui e Di Maio un contatto ci sia. Probabile che sia inutile. Ma, raccontano fonti parlamentari, anche nella Lega emergono i primi malumori sulla strategia di Salvini. Una strategia giudicata troppo spregiudicata ed incurante dell’importanza di poter andare al governo. Per questo, in tardissima serata lo stesso Salvini fa sapere che “la porta io non l’ho mai chiusa”, ha detto stasera a Genova . “Sono l’unico che dal 4 marzo sta lavorando come un dannato per dare un governo a questo paese però un governo con una dignità – ha detto Salvini -. Non è che se uno si alza male a Berlino a Parigi la mattina salta un ministro del governo italiano. Come stiamo facendo dal 4 marzo faremo la scelta migliore per il paese, delle belle idee in testa ce l’abbiamo”. Finora, tuttavia, di belle idee ne abbiam viste davvero poche da parte dei due statisti Di Maio e Salvini dai quali, purtroppo, dipende in parte il destino prossimo dell’Italia.

Da jobsnews

 

 


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