Mamma picchia professore. Ecco cosa in una città siciliana

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Siamo ad Avola, città della mandorla, dei limoni e del bel mare, in provincia di Siracusa.
Interno giorno, un professore rimprovera un alunno, il figlio riferisce ai genitori ed il gioco è fatto: la madre si precipita a scuola per picchiare il maestro fino a rompergli una costola.
Ecco servito l’incredibile, invece di preoccuparsi di ciò che abbia fatto il figlio, immediata è la ritorsione verso l’insegnante (che se è vero che abbia tirato un libro, o qualsiasi altra cosa ha sbagliato, ma non tanto da meritare il pestaggio, sia ben chiaro!).
Ma di cosa ci meravigliamo?
Vi racconto un aneddoto raccontatomi da una “fonte certa” ed accaduto qualche tempo fa.
Il nipote di un boss mafioso locale, appena 9 anni, chiedeva ai suoi compagnetti di classe 5 euro per andare in bagno, chi non li dava veniva bullizzato.
Si, siamo ad Avola, la stessa città in cui l’anno scorso, dopo una mia conferenza a scuola in cui facevo i nomi ed i cognomi dei boss locali (ad iniziare da quelli del clan Crapula, comandato dal fantasma Michele), venni prima minacciato e poi i parenti del capomafia chiesero alla scuola una “conferenza riparatrice” per spiegare le ragioni per cui il loro parente (condannato per mafia e per omicidi), delinque.
Accade in una realtà cittadina siciliana, in cui alcuni cittadini (una minoranza ma molto rumorosa) spesso difendono i boss ed i loro parenti.
Ecco, peggio della mafia c’è solo la cultura mafiosa a cui va contrapposta la cultura della Legalità, fin dai banchi di Scuola.
Lo ripeto da tempo, sta ai cittadini svegliarsi


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