Canone Rai. Appello al Pd

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Ci rivolgiamo a tutti gli iscritti e membri del partito Democratico, ci appelliamo alle menti progressiste del partito, se ancora ce ne sono, a coloro che amano il concetto di bene pubblico e cercano di lavorare per esso. Ci rivolgiamo a voi dal pensiero critico, a voi che non seguite come vangelo le esternazioni elettorali di Matteo Renzi.
Noi bistrattati RAI ci siamo rivolti in tutti i modi possibili al vostro segretario senza che ci venisse mai concesso un incontro, senza mai avere modo di spiegargli che noi siamo, insieme all’azienda, le vittime di scelte politiche seriali che hanno trasformato la Rai nel tanto odiato “carrozzone”.
Avremmo voluto spiegare al vostro distratto leader che siamo le vittime di gestioni raccapriccianti, che hanno preferito spendere il canone in appalti e sprechi vari piuttosto che realizzare il Servizio Pubblico con l’ausilio delle enormi risorse professionali disponibili in azienda.
Il vostro segretario ha sempre ignorato i nostri appelli e, per sua fortuna, non ha mai nemmeno dovuto rispondere a domande imbarazzanti sulla sottrazione dal canone di 150 milioni di euro, sulla vendita di RAI WAY, sulla scellerata riduzione del canone, perché i vari Vespa, Fazio, Giletti non si sono mai azzardati a raddrizzare la schiena davanti al “colosso toscano”. Purtroppo ai potenti conduttori “artisti” la RAI interessa solo quando si discute del loro rinnovo contrattuale e mai come luogo dove esercitare una MISSION di cui sono gli uomini immagine.
Come saprete il canone RAI non è una tassa ma una imposta di scopo che serve a coprire i costi per la realizzazione del Servizio Pubblico. Il vostro segretario, chiamando il canone “tassa”, dimostra di ignorarne la funzione alta del versamento economico. Dimostra fastidio per il concetto di servizio pubblico libero e indipendente, come raccomanda invece l’EBU ogni volta che viene convocata in audizione parlamentare. Come del resto raccomandano anche tutte le associazioni e le parti sociali che si occupano di libertà di informazione. Il vostro segretario si è dimenticato dell’evento “100 parole e 100 mestieri”? Si è dimenticato della consultazione pubblica per il nuovo contratto di servizio organizzata dal suo stesso partito di Governo dove si chiedeva ad associazioni e utenti di tracciare il futuro del servizio pubblico?
Egregi membri del PD, sarete d’accordo con noi che anche solo ridurre ulteriormente il canone rischierebbe di far piombare l’azienda pubblica nel caos?
Sarebbe insufficiente a coprire i costi per realizzare il nuovo e più costoso contratto di servizio rendendo i cittadini sempre più scontenti. Non ultimo si aprirebbero scenari nefasti di cassa integrazione per le persone che ci lavorano. L’incertezza delle risorse mina la corretta gestione e produce emorragie di uomini e mezzi.
Davvero credete che il problema sia banalmente che la RAI riceva troppi soldi pubblici? Il problema semmai è la capacità gestionale di chi la dirige. Secondo noi ne riceve anche pochi rispetto al servizio che nonostante tutto offre!
Certamente occorre intervenire sulla trasparenza gestionale stimolando le buone e virtuose amministrazioni in grado di gestire l’azienda come merita e di realizzare un prodotto di qualità.
Alcuni ricercatori di Milano hanno dimostrato in modo molto convincente che se si innescano dei meccanismi di partecipazione nella gestione del bene pubblico il cittadino è disposto a pagare anche 20 euro in più l’anno di canone RAI (https://www.che-fare.com/ricerca/dal-canone-al-crowfunding/).
I governi, dovrebbero sapere che il budget speso per il servizio pubblico ha ricadute positive su tutta l’economia del paese. Un recente report della BBC (2013) dimostra come i soldi spesi per la BBC si traducano in un beneficio per il territorio e per l’economia delle industrie creative inglesi. A fronte di una spesa di 5,2 miliardi di euro, la BBC genera un indotto di circa 10 miliardi di euro. La BBC genera quasi il doppio di benefici economici rispetto alle entrate ricevute tramite la tassa pagata dai cittadini inglesi. Se la BBC ha soldi per produrre contenuti, ne beneficia tutta l’industria privata dei media.
Da un partito che si definisce di sinistra ci aspetteremmo la valorizzazione del bene comune, concetto applicato in molte socialdemocrazie europee a cui il PD dovrebbe ispirarsi ma che invece, nel delirio da campagna elettorale “salvavita” del suo capo, rifiuta facendo proclami demagogici trasversali che trovano la sponda leghista ad applaudire.
Cari membri progressisti del PD, parlate voi con il vostro segretario, fategli capire che prendersela con la RAI è prendersela anche con la sua storia e con il suo futuro. Cancellare il canone anziché riformare profondamente la Rai è come vedere un ferito lungo la strada e invece di soccorrerlo dargli il colpo di grazia.

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