Perché è difficile denunciare da sole. E perché i giornali possono sostenere le denunce delle donne. L’esempio del New York Times

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Senza l’impegno dei giornalisti del New York Times non sarebbero mai emerse le accuse contro Harvey Weinsten, il potente produttore di Hollywood che tutti ora stanno abbandonando man mano che altre attrici escono allo scoperto e lo accusano di violenze e molestie sessuali. E’ inarrestabile lo scandalo che lo ha travolto. Ed è sempre più evidente che in tanti, uomini e donne, nella dorata Mecca del Cinema sapevano chi fosse Weinstein, ma hanno preferito volgere lo sguardo da un’altra parte. Hanno fatto finta di non vedere per non avere guai, per non mettere a rischio le loro carriere. Weinstein teneva in pugno i destini professionali di tanti e denunciarlo sarebbe stato troppo pericoloso. Dalle rivelazioni delle sue vittime appare chiaro che siamo di fronte ad un sistema che durava da decenni e sul quale si mormorava, si facevano battute, ma non si interveniva per porvi fine, per impedire che altre giovani donne finissero sotto le sue grinfie. Un predatore, lo ha definito Emma Thompson, non un malato di sesso da curare.

A fare la differenza è stato un duro e serio lavoro di inchiesta dei giornalisti di una testata autorevole come il New York Times. Solo quando è arrivata la protezione di un quotidiano credibile le donne molestate da Weinstein hanno trovato il coraggio di parlare. Va detto forte che le vittime di questa vicenda sono loro, le attrici molestate, non il produttore che ora si lagna per avere perso tutto, lavoro moglie e figli. Fanno male quelli che si chiedono come mai queste donne famose, non avessero denunciato prima. Le ferite che una donna porta dentro dopo una violenza non hanno una scadenza e le ragioni che possono spingere al silenzio sono tante e vanno rispettate. Non c’era nessuno a proteggerle, si sentivano sole davanti ad un uomo troppo potente.

Il New York Times le ha ascoltate una per una, ha indagato, ha incrociato e verificato i loro racconti e alla fine ha fatto scoppiare la bomba. Non è la prima volta che il quotidiano, in questo anno caratterizzato da un grande fermento tra le donne americane come racconto nel mio libroOrgoglio e Pregiudizi, scende in campo contro le molestie nei luoghi di lavoro.

A giugno un’altra grande inchiesta condotta nella Silicon Valley aveva fatto emergere uno scandalo inquietante per il mondo dell’hi tech, già conosciuto per l’ambiente sessista. 24 giovani imprenditrici avevano denunciato come spesso in cambio di finanziamenti per le loro start up fossero costrette a subire richieste di favori sessuali da parte di manager a capo di fondi di investimento. Nomi e cognomi in prima pagina del New York Times avevano portato alle scuse pubbliche e al licenziamento dei colpevoli. Un lavoro giornalistico che ha fatto la differenza. Una lezione contro le fake news e i fatti alternativi che si possono combattere solo con il buon giornalismo calato nella realtà, coraggioso e attento ai più deboli, che siano famose star di Hollywood o imprenditrici della Silicon Valley.

Fonte: Corriere della Sera


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