Solitudine e certezze

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Siamo condannati alla solitudine in un universo diventato troppo complesso da interpretare.
Siamo diventati più fragili da quando, all’inizio del Novecento, l’“interpretazione dei sogni” (Freud, 1900) è diventata una “scienza”, il tempo e lo spazio sono diventati “relativi” (Einstein, 1905), e si è diffuso il “principio di indeterminazione”, ben oltre la fisica quantistica. Ma il “secolo breve” si è vendicato di filosofi e scienziati. Il suo cuore rosso e nero ha incendiato il mondo e si è consegnato ad ideologie totalizzanti, che avevano una risposta definitiva a qualsiasi domanda e vietavano ogni dubbio. Poi, consumate le ideologie ed abbattuti i muri, è arrivato il “pensiero debole” di Vattimo e Rovatti, sull’onda della riscoperta di  Nietzsche e Heidegger, e adesso viviamo nella “società liquida”, che ci costringe a nuotare dentro le nostre paure.
Il risultato è che siamo sempre più soli e disorientati in un mondo sempre più complesso e imprevedibile. Così, ci affidiamo a poche immagini televisive, riproposte all’infinito, ai titoli dei giornali, che semplificano un racconto già iper semplificato, oppure ci perdiamo in internet e nei social media, che dilatano le nostre paure, ormai merce preziosa per politica e mass media.

Allora, contro la solitudine interpretativa, ascoltiamo la parola di persone equilibrate, informate, dotate di spirito critico, ma che qualche volta ci sorprendono con sentenze “categoriche”.

E’ il caso di Eugenio Scalfari, maestro di pensiero laico, che recentemente ha trattato gli atei come se fossero una setta fanatica e dogmatica.
E’ il caso di Roberto Saviano, uno dei nostri intellettuali più “preziosi”, che dobbiamo “proteggere” in tutti i modi, soprattutto dagli insulti di Salvini. Anche Saviano è stato “categorico” sul tema lacerante ed infinitamente complesso dei migranti, degli scafisti assassini, del ruolo della Ong. Saviano sta dalla parte di Medici senza frontiere (Ms), Premio Nobel per la Pace 1999, che svolge un ruolo umanitario di straordinaria importanza nelle periferie martoriate del mondo e cura chiunque ne abbia bisogno, senza chiedergli la fede religiosa o politica. Saviano, come Msf, nella sua dichiarazione solenne, si appella al principio di “neutralità”, e qui si fa fatica a capire, perché, se Msf si ispira ad Antigone, lo stato italiano non è il tiranno Creonte.

Non si può essere “neutrali” tra la Marina italiana e feroci organizzazioni criminali che trafficano in esseri umani, che il Governo italiano cerca di combattere, tra mille difficoltà e in totale solitudine, ricevendo minacce da ingordi signori della guerra libici.

 

Il “Codice Minniti”, che ha ridotto di oltre il 50% il flusso di migranti, vuole regolamentare l’attività delle Ong, che forse hanno avuto –a fin di bene- contatti troppo ravvicinati con i trafficanti. L’Italia, sempre in totale solitudine, tenta di frenare o interrompere il flusso infinito di migranti, che alimenta una spaventosa economia criminale, e forse vorrebbe “aiutarli a casa loro”, anche se ci converrebbe, per il nostro futuro, governare meglio l’accoglienza. E’ vero, c’è il rischio di abbandonare migliaia di disperati nei lager libici, dove ci sarebbe estremo bisogno della presenza sul terreno di Msf o di Save the Children. Allo stesso tempo, bisognerebbe risalire fino all’origine del flusso dolorante di esseri umani, arrivare nei loro paesi nel cuore dell’Africa, forse costruire case, scuole, ospedali, strade e ferrovie, per dare un po’ di speranza e di futuro al continente più ricco, prolifico e disperato del mondo. Ma l’Italia non può essere una “super potenza” umanitaria, mentre l’Europa è sempre più distratta, lontana ed egoista.
Naturalmente, Saviano non ha torto quando bacchetta la sinistra di governo, ma tra poco il problema sarà risolto: il centro sinistra e quello che rimane del Pd perderà tutte le prossime elezioni, Salvini diventerà il nuovo ministro degli Interni e noi saremo al fianco di Saviano, anche se non condividiamo (tutte) le sue idee, perché per noi è prezioso, perché gli siamo grati e gli vogliamo bene.

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