Antonio Calenda e il teatro “ovunque”                   

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In un dovizioso  volume di  Manfredi Editore illuminato dalle foto di Tommaso Le Pera

Affollata (di addetti ai lavori e non), vivace (per le diverse “tonalità” dei testimoni) , densa di memoria e aneddoti (per la variegata esperienza, personalità di essi),  la recente serata al Teatro Quirino dedicata alla presentazione di un ambizioso, minuzioso, dettagliato volume analitico della complessa eppur lineare figura di Antonio Calenda, regista, fondatore, animatore plurimo di spazi teatrali di ogni forma e volume.
Attività quasi cinquantennale che, nelle fotografie di Tommaso Le Pera (e nel copioso, dovizioso libro fotografico, edito da Manfredi Edizioni), riceve giusto tributo, ad altezza di una personalità artistica ritenuta (al netto d’ogni adulazione)  “grande protagonista della scena teatrale italiana ed europea”.

Come si articola il libro? Dallo sterminato archivio fotografico  Le Pera, mirabilmente (che Dacia Dacia Maraini definisce “Angelo della luce”) sono stati scelti gli scatti degli spettacoli più significativi  allestiti da Calenda – cui “non solo la scena, ma cultura italiana di mezzo secolo deve tantissimo, e raramente lo fa” (Gigi Proietti, presente alla serata). Per il suo repertorio eclettico, composito, dipanato nella coerenza di un linguaggio analitico-introspetivo: sia esso rivolto al teatro “da camera” (a basso budget), sia al teatro “di repertorio” per platee più promiscue.  Percorso che si delinea attraverso i circa sessanta allestimenti  firmati dal regista –  e che il volume documenta mediante  inedite testimonianze di chi, con Calenda, ha lavorato e collaborato in più occasioni: da  Nicola Fano a  Piera degli Esposti,  da Roberto Herlitzk a  Claudio Magris, da Germano Mazzocchetti a Kim Rossi Stuart.

Esaltata dalle nobili, incisive  immagini  di Le Pera (smaglianti o sfumate secondo l’ estro del momento) “la più umana delle arti”   trova corrispettivo teorico-espletativo nella prolusione dello stesso Calenda:  “Il Teatro si sublima nella sua ‘assenza’, esiste nell’attimo in cui accade per poi svanire, consegnato alla memoria singola, collettiva, amplificata, alle volte distorta. Nessuna riproduzione può salvarlo da questa poetica evanescenza (pur se quella televisiva o in digitale mantiene per gli ‘assenti’, o  dopo verrà,  un alto valore mnemonico, didattico -n.d.r.)
E proseguendo  “La natura stessa dell’atto teatrale vive in questo hic et nunc  rituale eppure irripetibile, la cui eco emotiva si sostanzia nella sensibilità di colui che, assistendovi, accoglie quell’atto”  Tocca quindi al corredo  fotografico  di Le Pera, disteso nei decenni,  restituire parte  dell’emozione originaria e “al contempo lente di ingrandimento puntata su un frammento di verità teatrale”. Atto creativo che,  trasfigurando in immagini gli annali del teatro, “lasciano integra e significante la sua intrinseca espressività”

Sicchè, alla fin dei conti, il libro  è dedicato “a tutti coloro che hanno depositato una parte della propria vita in ognuno di questi spettacoli ed ai loro  attori: corpo, voce e anima della parola che diventa azione”.  Essendo poi l’arte della fotografia il più accostabile fil rouge che unisce “tutto ciò che resta di uno spettacolo” alla sua intima (non rivelata) ambizione di superare le barriere di spazio e di tempo.

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Biografia (nota dell’editore)

-Antonio Calenda

Si è laureato in Filosofia del Diritto e ha iniziato la propria attività teatrale nell’ambito del Teatro Universitario di Roma. Nel 1965 ha fondato insieme a Virginio Gazzolo e Gigi Proietti il Teatro Centouno che ha rappresentato per l’attività di ricerca e sperimentazione di quegli anni uno dei primi punti di riferimento. Successivamente ha lavorato per il Teatro di Roma e ha diretto in due riprese, e per un periodo di nove anni, il Teatro Stabile dell’Aquila le cui produzioni hanno circuitato all’estero, in paesi quali Australia, Francia e Canada
Ha fondato la Compagnia Teatro d’Arte per la quale, dal 1982, ha diretto spettacoli ospitati sovente da festival internazionali, e organizzato numerose manifestazioni culturali in Italia. Dal maggio 1995 sino al 2014 ha diretto il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia. Dal novembre 2010 al dicembre del 2011 ha assunto anche la carica di Sovrintendente della Fondazione Teatro lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste.
Ha diretto nel corso della sua carriera  centinaia di spettacoli di prosa e di  teatro lirico- e  sua è la regia del film “Il giorno del furore”, scritto con Edward Bond e interpretato da Oliver Reed, Claudia Cardinale e John McEnery.


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