Renzi e le miopie sui drammi sociali che il Pd deve evitare

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La relazione di Renzi all’Assemblea nazionale del PD è stata più una doverosa presa d’atto della straperdita subita dal PD al Referendum che un’approfondita analisi sulle cause sociali, economiche e culturali del disagio sociale espressosi col 60% del NO.
Attribuire la sconfitta referendaria solo a un difetto di comunicazione è un modo elegante per dire “il popolo non ha capito”.
Cioè quei quattromilioni e mezzo di poveri, gli altri milioni a rischio povertà e ancora gli altri milioni di neet, precari, disoccupati, inattivi che pensano di essere infelici e colpiti da una forma di ingiustizia sociale , sbagliano.

Sbagliano tutti quelli che inorridiscono all’idea che lo Stato intervenga, con i soldi di tutti i contribuenti, con miliardi di euro per risanare e ricapitalizzare banche private spogliate da amministratori avidi o incapaci e comunque impuniti.
Sbagliano tutti quei meridionali che non costituiscono più una “questione”, anche se sono scomparsi gli apparati produttivi industriali lasciando solo quelli che avvelenano la gente che vi vive attorno.
Sbagliano ancora coloro che di fronte all’espansione delle mafie, con la complicità di amministratori pubblici, politici e imprenditori corrotti, pensano invece a una priorità ed efficacia nelle azioni dei partiti e dei governi non solo per il loro contenimento, ma per la loro definitiva cancellazione dalla storia italiana.
Sbagliano tutti quei giovani laureati che, non vedono vicino quel paradiso della crescita economica e fuggono all’estero.

Se il PD vuole recuperare il terreno perduto dovrà, senza  lacerarsi  e senza regolamenti di conti interni, affrontare con serietà questo doloroso percorso catartico. Tutti i sinceri democratici sperano che il PD ritrovi la propria unità interna e la propria identità sociale e culturale di forza di una sinistra nuova che, dell’eliminazione delle disuguaglianze e dell’ingiustizia sociale, faccia non solo un obiettivo politico immediato, ma una strategia per costruire un nuovo modello di sviluppo che non sia condizionato da una globalizzazione dei poteri forti, compreso quello delle mafie, e che si proponga come esempio per una loto governance democratica .
Tutto ciò vale non solo per l’Italia ma anche per l’Unione Europea e  l’ONU, incapaci questi ultimi, di mantenere la pace nel mondo. Anch’esse condizionate da quegli interessi sovranazionali che scavalcano gli Stati nazionali e le disuguaglianze globali tra Nord e Sud.
Le sinistre di ogni Paese occidentale dovranno rivedere la loro analisi della crisi attuale, soprattutto dopo la Brexit, la vittoria di Trump, se vogliono sconfiggere i veri populismi (di destra e di sinistra) che portano solo ad un arretramento della democrazia.
Trump ha trionfato anche grazie agli operai disoccupati, al ceto medio impoverito, alla paura per gli immigrati, ma il suo governo sarà gestito dai più ricchi del suo paese, dai negazionisti del pericolo del mutamento climatico, dagli amici del nuovo zar di Russia. Tra qualche anno vedremo che progressi avrà fatto la democrazia negli USA.
Se il PD saprà cambiare la sua politica economica, la sua attenzione sociale e ritrovare un’identità di sinistra e la sua unità interna, potrà svolgere quel ruolo di forza trainante dell’Italia del futuro che tutti i sinceri democratici auspica.


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