Morti di amianto: così (non) viene accertata la malattia professionale

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La presente per denunciare ciò che realmente succede nei riconoscimenti delle malattie professionali in Italia.
Mi chiamo Federica Barbieri abito a Massa Carrara e sono orfana di padre, operaio dei Nuovi Cantieri Apuania (Marina di Carrara) dal ’66 al ’92. Deceduto nel novembre 2006 per Asbestosi pleuropolmonare con gravissima insufficienza respiratoria Bcpo.

Ci tengo molto a precisare che mio padre purtroppo non è l’unico operaio deceduto in quel modo in quanto, dati Asl alla mano, ci sono 22 casi di colleghi dello stesso cantiere deceduti per mesotelioma pleurico ed altrettanti per asbestosi.

Nel 2002 primo ricovero e l’ospedale ci riconosce un’asbestosi; chiediamo riconoscimento Inail ma siamo costretti a ricorrere a giudizio.
Passano gli anni, mio padre alettato viveva con un respiratore 24 ore al giorno e finalmente in primo grado ci viene riconosciuta la suddetta malattia professionale con grado invalidante 80I%. L’Inail versa a mio padre i ratei maturati delle pensioni non concesse dapprima.
Valore 100 mila euro circa.

Mio padre stremato muore dopo poco per coma carbonarcotico in soggetto con grave insufficienza respiratoria e asbestosi…in poche parole muore SOFFOCATO.
L’ente ci fa appello affermando che, vista la sua mansione (gruista magazziniere operaio), non era esposto all’amianto.
Il giudice di Genova afferma che esiste una ”mera” possibilità che mio padre si sia ammalato in quel cantiere.
Noi tre figli più o meno ventenni e la moglie siamo eredi e dobbiamo restituire il tutto all’Inail più interessi più spese legali in 30 giorni pena pignoramento dei beni.
Ricorriamo in Cassazione e nel frattempo informo i media della nostra situazione a dir poco VERGOGNOSA.
2016: LA CASSAZIONE ACCOGLIE LA NOSTRA TESI, CASSA E RINVIA IN APPELLO A GENOVA CON NUOVA SEZIONE.

Ad oggi, dopo perizie ctu CTP e attese burocratiche, ci ritroviamo come ctu nominato dalla corte un medico “COORDINATORE DELLA FINCANTIERI”, NOTA PRESENZA IN CONVEGNI INAIL che affermando in più riprese la sua “”simpatia””verso il lavoro svolto dalla CTP Inail, denigrando completamente i nostri consulenti di parte. Termina il suo operato riconoscendo come malattia professionale un 38% con applicazione della “legge Gabrielli” valutando la Bcpo come malattia pregressa ed extralavorativa.
La Corte segue il ctu e noi ci ritroviamo orfani al 38%di un padre morto soffocato in un cantiere navale dove è indicibile raccontare ciò che hanno respirato quegli operai: la perizia ambientale con le varie testimonianze parla di come, quanto e in che modo veniva usato l’amianto senza nessuna protezione, senza nemmeno avere informazioni riguardo il pericolo e la sinergia fra amianto e fumo.
Nulla è stato fatto e detto a questi uomini che se sono fortunati moriranno con atroci sofferenze, chemioterapie e operazioni che li porteranno solo alla morte.
Ora ditemi come una figlia può accettare in silenzio dopo 14 anni di battaglia legale una 38% contro un muro di medici che lavorano affianco all’Inail per non riconoscere. …
Ad oggi ci arriva raccomandata con richiesta restituzione della differenza da 80%a 38%: totale 60 mila euro più interessi legali come da legge, in più veniamo informati dall’Inail che, nonostante la percentuale di invalidità riconosciuta, non abbiamo diritto alla rendita e quindi non spetterà la pensione di reversibilità a mia madre come vedova di un uomo morto per esposizione all’amianto e in più ci vedremo obbligati a restituire le poche pensioni elargite a mia madre tempo fa.
Vorrei solo che in cambio mi restituissero il mio papà e guardassero bene quante sono le famiglie distrutte come la mia prima di intentare appelli contro chi purtroppo ha già perduto troppo….
Io non ho ancora finito di urlare e non ho paura .


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