Premio Morrione: passione, inchiesta e servizio pubblico

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Istituire un nucleo di giornalisti di inchiesta dentro la Rai. L’appello parte ancora una volta dal premio Morrione, da Trento. È quello che vorrebbe oggi Roberto Morrione, a cui ha sempre lavorato. È ciò di cui la Rai, il servizio pubblico, oggi ha bisogno più che mai per raccontare il paese e illuminarne le parti in ombra. L’appello lo hanno raccolto Usigrai e FNSI E lo hanno rilanciato dal premio che porta il nome di un grande giornalista di inchiesta arrivato alla quinta edizione. Un premio anomalo, promosso da Mara Filippi Morrione e che ha la grande qualità di consentire ai giovani giornalisti di realizzare le loro inchieste e di mandarle in onda sul Servizio Pubblico.

Trento è stata teatro di due giorni importanti pieni della passione e dell’entusiasmo dei giovani giornalisti che sono arrivati in finale con inchieste importanti, affrontando temi che stampa e telegiornali affrontano raramente, come ha rivelato una indagine dell’Osservatorio di Pavia illustrata da Paola Barretta. Quattro finalisti tra video inchieste e web doc, due i vincitori, ma ha vinto soprattutto la passione a Trento, la determinazione a cercare la verità espressa in tutte e quattro le inchieste finaliste Il primo premio per la video inchiesta a Le catene della distribuzione di Leonardo Filippi, Maurizio Franco e Maria Panariello, con tutor Toni Capuozzo. che racconta il rapporto tra la grande distribuzione organizzata e l’agroalimentare, il settore dove molti lavoratori sono veri e propri schiavi. Il primo premio per il web doc  a Le altre case di Bologna, una indagine accurata e approfondita dell’emergenza abitativa di Bologna di Sara del Dot, Sara Stradiotti e Stefania Pianu, tutor Valerio Cataldi. Di grandissimo spessore anche le inchieste seconde classificate: Un tratto della tratta di Giulia Presutti, sulla tratta dei profughi eritrei una volta giunti in Italia. Europa con tutor Sandro Ruotolo e Roma, ultima fermata il web doc di Federica Delogu, Emmanuele Lentini, Filippo Poltronieri, sulla situazione del trasporto pubblico nella capitale, tutor Paolo Aleotti.

Due giorni importanti di dibattiti e incontri per fare il punto sul giornalismo di inchiesta in Italia, con la novità del Premio Baffo Rosso assegnato a Fabrizio Gatti de l’Espresso, un riconoscimento che da quest’anno verrà assegnato a giornalisti che hanno distinto la loro carriera nella ricerca della verità.

Al centro di questi due giorni di discussione la battaglia per Giulio Regeni rilanciata da Amnesty International che proprio a Trento ha avviato una raccolta di firme mondiale per pretendere verità e giustizia. L’obiettivo è raccogliere milioni di firme per pretendere verità su Giulio e su tutti gli scomparsi come lui, finiti nelle mano del regime di Al Sisi e mai più tornati indietro.

E ancora. Ad arricchire le giornate trentine del Premio Morrione , anche la proiezione del documentario  Il cielo oltre le sbarre, sull’esperienza del carcere di Bollate, realizzato da Paolo Aleotti  insieme ai detenuti .

Da Trento, poi,  la solidarietà ai giornalisti minacciati che sono 92 solo nei primi nove mesi dell’anno. Minacce per le loro inchieste, scomode alle mafie, alle piccole e grandi organizzazioni criminali abituate a fare affari nell’ombra, nel rassicurante silenzio che li circonda. Inchieste che andrebbero riprese e rilanciate da tutti i giornalisti, da tutte le testate per ribadire che la violenza, le minacce non riescono a fermare la ricerca di verità. Stesso discorso per i cronisti vittime di querele temerarie, richieste di risarcimento milionarie che non hanno fondamento ma che fanno paura agli editori, ai direttori, quasi quanto un colpo di pistola.

Giovedì 24 novembre la mobilitazione da Trento scende a Roma per portare solidarietà a quei giornalisti sotto scorta, costretti a difendersi in tribunale da richieste di risarcimento senza fondamento, a tutti i cronisti che cercano di fare luce su episodi oscuri e fatti dimenticati. Promuove la FNSI, piazza delle 5 lune ore 10.


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