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Giornata internazionale contro l’impunità per i crimini ai danni dei giornalisti, appello del sindacato francese per i colleghi turchi

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In occasione della Giornata dell’Unesco contro l’impunità per i crimini ai danni dei giornalisti, la Federazione internazionale dei giornalisti (Ifj) ha lanciato la campagna #endimpunity 2016 e il sindacato francese dei giornalisti ha chiesto di mobilitarsi a sostegno dei colleghi turchi.

Oggi, 2 novembre, è la Giornata internazionale istituita dalle Nazioni Unite per porre fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti. In occasione della Giornata dell’Unesco contro l’impunità, la Federazione internazionale dei giornalisti (Ifj) ha lanciato la campagna #endimpunity 2016 e il sindacato francese dei giornalisti ha chiesto di mobilitarsi a sostegno dei colleghi turchi.

Nel solo 2016, secondo i dati della Ifj, sono 66 i giornalisti uccisi nell’esercizio della loro professione. Solo in un caso su dieci sono in corso o si sono svolte delle indagini. E a questi crimini va aggiunto il fatto che tanti giornalisti nel mondo sono vittime di aggressioni, arresti e perfino di tortura.

«Come accade in Turchia – evidenzia il sindacato francese dei giornalisti – dove le autorità violano ogni giorno la libertà di stampa. Tanto che ormai la Turchia è diventata la più grande prigione del mondo per i giornalisti: 113 colleghi sono al momento in carcere, spesso in condizioni che non sono degne di un Paese civile».

Di questi giorni è anche la notizia dell’arresto del direttore del quotidiano d’opposizione Cumhuriyet, Murat Sabuncu, e di altri 13 giornalisti, accusati di legami con organizzazioni terroristiche vicine a Fethullah Gülen e al Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK).

«Durante queste operazioni di polizia – incalza il sindacato francese dei giornalisti – sono stati sequestrati i computer dei giornalisti ed è stata perquisita la casa di Can Dündar, ex direttore di Cumhuriyet attualmente residente all’estero. E il giorno prima di questa ultima retata, 15 media kurdi sono stati chiusi per ordine delle autorità come conseguenza del tentato golpe dello scorso 15 luglio».

In totale, sono 168 i media chiusi in Turchia, Paese membro del Consiglio d’Europa e candidato ad entrare nell’Unione Europea. Centinaia di giornalisti sono stati costretti a fuggire dal loro Paese. Altri 3000 sono rimasti senza lavoro a causa della censura imposta dal governo. Censura che raggiunge anche i giornalisti di media che lavorano fuori dalla Turchia, come testimonia la vicenda delle tv curde in Europa Nuce Med TV e Newroz TV, censurate da Eutelsat.

«Il silenzio dei governi europei – tuona il sindacato d’Oltralpe – li rende complici di queste azioni inaccettabili: è un atteggiamento incomprensibile che si traduce in un incoraggiamento al regime che sta trascinando il Paese in una dittatura, calpestando la libertà di espressione e la libertà di stampa. I 28 Paesi dell’Ue devono attivarsi per mettere fine all’impunità degli autori di queste gravi violazioni della democrazia che sono la privazione della libertà dei giornalisti, divieti di trasmissione, atti di censura e chiusure dei media».


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