Cambiamento placebo

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I sostenitori del sì minacciano che se si perde questa occasione, la Costituzione si cambierà chissà quando. Io vorrei che ci fosse qualcuno che s’impegnasse – dopo averla salvata con un NO a questo tentativo di scempio – ad applicarla. Tutta. Non come adesso, un po’ sì, un po’ no. Mi piacerebbe che una sinistra tornata sinistra avesse come unica priorità attuare ogni articolo della Costituzione.

I sostenitori del sì dicono: anche se le modifiche alla Costituzione non sono perfette, intanto iniziamo a cambiarla. E’ un errore. Il meccanismo sofisticato della Carta non ammette tentativi maldestri. E’ come se un inesperto orologiaio aprisse la cassa di un orologio e dicesse: intanto do un paio di martellate ai  meccanismi, poi vediamo che succede.
I sostenitori del sì solleticano le nostre frustrazioni civili, ovvero la lentezza della burocrazia, offrendoci il miraggio della velocità del nuovo Parlamento; i privilegi dei politici, offrendoci la possibilità di vendicarci tagliando le poltrone e gli stipendi dei senatori; la complicazione della vita, offrendoci la semplificazione dei rapporti Stato-Regioni con il vecchio, caro accentramento, dove c’è un solo gallo a cantare a Roma.
E’ tutto sedativo. Ma è comprensibile che una nazione dolente e stremata da faccendieri corrotti e fritture clientelari, voglia calmare l’ansia con l’effetto del cambiamento placebo.
Siamo tutti molto stanchi. Ma è in questi momenti che la lucidità conta ancora di più. Quella che serve a smascherare gli orologiai con il martello

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