Rio 2016, l’Italia perde pezzi: fuori Pizzi e Di Lello, addio alle loro medaglie

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Il ciclista abruzzese – che a Londra aveva vinto un oro e un argento – viene fermato a livello precauzionale dopo che le analisi del sangue hanno rivelato valori ematochimici anomali: 45 giorni di stop e addio Rio. Il maratoneta laziale – bronzo ai mondiali 2015 – si ferma per infortunio

ROMA – Una convocazione revocata per motivi di salute, un’altra resa vana da un infortunio. E l’Italia paralimpica di Rio 2016, oltre a perdere due atleti, rinuncia anche a buone prospettive di medaglia. Restano a casa Ivano Pizzi nel ciclismo e Alessandro Di Lello nella maratona: atleti che ancora non erano partiti verso Rio de Janeiro e che non saliranno più su quell’aereo sul quale erano certi di salire.

Ivano Pizzi è stato raggiunto da un provvedimento di sospensione dall’attività sportiva per 45 giorni: ad emetterlo è stata la Commissione Tutela Salute della Federciclismo, dopo che dalle analisi del sangue che erano state compiute nei giorni scorsi sono stati riscontrati valori anomali ematochimici. Come diretta conseguenza – e atto dovuto – il Comitato italiano paralimpico ha revocato la convocazione di Pizzi, che a Rio avrebbe dovuto gareggiare nel tandem insieme ad Alessandro Fantini. Trentottenne di Lanciano (Chieti), Pizzi – atleta ipovedente del Gruppo Sportivo Fiamme Azzurre – aveva vinto nella sua categoria l’oro nella corsa su strada e l’argento nella cronometro a Londra 2012, oltre all’oro cronometro ai mondiali di Greenville (Usa) 2014.

L’interdizione dalle gare non è una sanzione, ma serve a tutelare la salute degli atleti quando si verificano valori anomali: non si tratta dunque di assunzione di sostanze proibite, ma di una anomalia nei valori del sangue che automaticamente comporta uno stop cautelativo di 45 giorni dalle gare agonistiche. Per Ivano Pizzi è una seconda doccia fredda dopo quanto successo un anno fa, prima dei mondiali svizzeri di Notwill 2015, quando con il fratello Luca furono ugualmente fermati a pochi giorni dalla gara per un livello di emoglobina superiore a quello concesso. Anche allora ci furono 45 giorni di stop, come ora. Per la nazionale di ciclismo è una perdita importante. Anche prima di Londra 2012 – a parte la vicenda di Fabrizio Macchi, che fu escluso per un deferimento alla procura antidoping, salvo poi venire assolto dal Tribunale antidoping del Coni quando ormai le Paralimpiadi si era chiuse da un mese – ci fu un ciclista fermato per valori anomali del sangue: a dover rinunciare alle gare di Londra fu Pierpaolo Addesi, che dopo Pechino 2008 vivrà a Rio 2016 la sua seconda esperienza paralimpica.

Va detto che, oggettivamente, l’interdizione dalle gare non è una sanzione, ma serve per tutelare la salute degli atleti: per tale ragione non sono previsti provvedimenti disciplinari, ma una semplice misura cautelare di sospensione dalle gare. Che però, in questo caso, significa rinuncia alla Paralimpiade.

A fermare il maratoneta Alessandro Di Lello invece è stato un infortunio: una importante lesione muscolare alla coscia sinistra, riportata in allenamento nei giorni scorsi. Una diagnosi che è stata  confermata da un’indagine strumentale effettuata dall’Istituto di Medicina dello Sport di Roma, dove Di Lello ancora si trovava in attesa di partire per Rio, il prossimo 10 settembre. Biglietto annullato, Di Lello resta in Italia e vedrà la maratona paralimpica solamente dalla tv. Una vera disdetta per l’azzurro che a Londra 2012 era arrivato ottavo ma che dai mondiali di Lione 2013 era tornato con un oro e da quelli di Londra 2015 con un bronzo. Anche l’atleta di Tivoli, così come Pizzi, appartiene al Gruppo Sportivo delle Fiamme Azzurre, e gareggia nella categoria T46 avendo una lesione del plesso brachiale. (ska)

Da redattoresociale

 


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