Strage di Bologna:le parole del giudice Rosario Priore creano solo più confusione

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Non è facile capire che cosa spinga un magistrato come Rosario Priore a insistere nella sua critica alla sentenza sulla strage di Bologna e a ravvivare il dolore dei familiari della terribile strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Già cinque anni fa il giudice evocò piste internazionali  mai chiarite per spiegare la terribile strage che avvenne e che è tuttora chiara per quanto riguarda gli esecutori (i neofascisti Mambro e Fioravanti liberi da anni malgrado i loro 15 ergastoli) ma dei mandanti non è stato accertato chi fossero.
Priore, che non si rende conto forse che la Camera ha approvato in via definitiva il reato di depistaggio e il magistrato potrebbe ora incorrervi, ripropone nel suo ultimo libro, intitolato “i segreti di Bologna” e pubblicato da Chiarelettere le vecchie tesi su complicità della P2, di Gelli e del postfascista Raisi ma non ha nulla di nuovo da aggiungere e, in questo modo, segnala a suo modo,  piste che purtroppo la magistratura – dopo lunghe indagini –  ha già tolto a suo tempo di mezzo.
In questo senso,  la sua nuova esternazione non fa che far crescere una confusione che  non fa guadagnare nulla alla verità giudiziaria e neppure a quella storica.


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