Sit-in contro i bavagli: tutti insieme per la libertà di stampa e i diritti umani

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Grande partecipazione, questa mattina, al sit-in itinerante organizzato da Articolo 21 in collaborazione con Fnsi, UsigRai, Reporters sans frontieres, Amnesty International Italia, Pressing NoBavaglio e Libera Informazione, per manifestare a favore della libertà di stampa e il rispetto dei diritti umani in tutto il mondo. L’iniziativa promossa alla vigilia della giornata mondiale per la “Liberta’ di stampa” che si celeba domani 3 maggio. La maratona contro il bavaglio e per il diritto di tutti i cittadini ad essere informati correttamente, ha fatto tappa davanti alle ambasciate di Iran, Egitto e Turchia, e si è conclusa presso la sede della rappresentanza dell’Unione Europea, dove una delegazione ha incontrato il vicepresidente del Parlamento europeo David Sassoli.
Ai presidi hanno partecipato decine di attivisti con la presenza dei registi Giuliano Montaldo e Mimmo Calopresti, l’attrice Monica Guerritore ed i musicisti Patrizia Bovi, Marco Quaranta e Angelo Colone. Nel suo intervento il presidente della Federazione nazionale della Stampa, Giuseppe Giulietti, ha messo l’accento sul filo comune che ha riunito questa mattina tante voci diverse: “E’ da tanto tempo – ha detto Giulietti – che non si ritrovavano insieme tante associazioni come oggi che vedono insieme giornalisti ed attivisti. Non ci può essere – ha sottolineato ancora – un’idea corporativa delle libertà, ma bisogna essere tutti insieme per le libertà”.

Nel corso dell’iniziativa è stato letto anche questo messaggio inviato da Can Dundar, direttore del quotidiano turco di opposizione laica ‘Cumhuriyet‘, incarcerato e messo sotto processo per aver pubblicato un’inchiesta sul traffico di armi turche verso la Siria:

In Turchia è in corso un conflitto comunemente descritto come “Erdogan contro i media”.
Veniamo fermati, imprigionati, perseguitati in vari modi …
Passiamo la maggior parte del nostro tempo nei tribunali, a difendere il diritto dei giornalisti di informare e il diritto dei cittadini di conoscere.
Molti di noi sono stati accusati di insultare il presidente che è noto come “il presidente più insultato al mondo”.
In questo momento ci sono 30 giornalisti nelle carceri turche, un record che segnala il nostro paese come “la più grande prigione per giornalisti al mondo”.
Secondo l’ultimo rapporto di Reporters Sans Frontieres, la Turchia sta dietro Cambogia e Qatar nella sezione “cattivi” del Press Freedom Index.
Il nostro quotidiano Cumhuriyet, il più antico e più prestigioso giornale della Turchia, da molto tempo subisce gli attacchi del governo. Io e il nostro corrispondente da Ankara siamo stati tre mesi in carcere solo per aver svelato un carico illegale di armi dei servizi di intelligence turchi verso la Siria. E due nostri editorialisti sono stati condannati a due anni per aver illustrato degli articoli con alcune vignette sul Profeta Maometto riprese da Charlie Hebdo.

Avremmo dovuto rinunciare?
Spaventarci?
Ritirarci dalla lotta?
Assolutamente No …
Al contrario, sotto questa pressione ci sentiamo molto più combattivi e determinati.
Ed ora ci sentiamo più forti grazie al vostro appoggio e alla vostra solidarietà.
Grazie!


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