Che “giorno dopo” hanno i bambini che vivono nei campi profughi? L’importante testimonianza di Andrea Iacomini (Unicef)

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Andrea Iacomini è un giovane uomo sulla quarantina. Giornalista, è il portavoce di Unicef Italia da circa 5 anni. Quando l’ho incontrato, qualche anno fa, sono stata accolta da lui con un sorriso cordiale e una energica stretta di mano. Un uomo dallo sguardo profondo e interessante, che sicuramente cattura la tua attenzione.
Poi Andrea inizia a parlare. Di sé, del suo lavoro in campo umanitario, delle esperienze di vita vissuta nei campi profughi. Ma anche di un mondo che sappiamo che esiste, in qualche modo, un mondo di cui però non ne abbiamo l’esatta percezione.

Quanto riusciamo a comprendere da ciò che apprendiamo da tv e giornali? Quanto riusciamo a percepire della realtà che milioni di esseri umani stanno vivendo in questo momento? Andrea ci porta una testimonianza diretta di quei luoghi, di quei volti, di quelle vite.

L’ho ascoltato parlare davanti a decine di ragazzi. Man mano che si svolgeva il suo racconto, nella sala scendeva un silenzio sempre più irreale. Si sentivano sempre più i respiri profondi di chi stava ascoltando e, quasi, i battiti dei loro cuori. Perché al cuore arrivano, le parole di Andrea.

Attraverso le sue parole, quei bambini nei campi profughi li vedi davvero davanti a te. Ne percepisci la vita, le difficoltà, le sofferenze, ma anche i sorrisi e la grande speranza che loro hanno per il futuro. Per il giorno dopo. E proprio “Il giorno dopo” si intitola il nuovo libro di Andrea Iacomini.

Ho iniziato a leggerlo proprio oggi, e credo che non smetterò finché non sarò arrivata all’ultima pagina. Che “giorno dopo” hanno i bambini che vivono nei campi profughi? I bambini migranti, che attraversano il mare e, se sono fortunati, molto fortunati, arrivano nelle nostre coste?
Ho avuto il privilegio di affiancare Andrea per tutta la giornata del 6 maggio. Conferenza stampa presso il comune della mia città, Treviso, e poi presentazione del libro e lancio dello spettacolo teatrale che si terrà sempre a Treviso il 12 maggio, come terza tappa nazionale.

Una riflessione mi è sorta spontanea: per organizzare eventi di questo tipo servono una fatica e un impegno enormi. C’è quasi bisogno di “convincere” le persone della bontà dell’evento, della necessità di finanziarlo, dell’importanza di essere presenti e ascoltare, capire, comprendere… Poi ti accorgi che quando le persone partecipano, e ascoltano, e capiscono, ricevono un regalo inaspettato: la consapevolezza del nostro ruolo di esseri umani, nel comprendere una realtà forse più grande di noi, ma anche nell’impegno, che deve essere di tutti e quotidiano, di non essere indifferenti.

Perché, come dice Andrea:

“Non vi chiedo di cambiare le sorti del mondo. Vi chiedo di non restare indifferenti. Perché l’indifferenza è un crimine contro l’umanità”.

Grazie Andrea per il tuo impegno e la tua testimonianza.
Grazie per renderci un po’ più consapevoli. Non smettere mai.


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