Il caso Regeni e un paese di gomma

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Il caso del ricercatore Giulio Regeni, torturato in maniera simile a quello che faceva la Gestapo nazista e soppresso dai seguaci del dittatore golpista Al Sisi arrivato al potere nel 2013 con la complicità dei mussulmani che non hanno mai amato il presidente Morsi succeduto al leader tribale Mohamed Gheddafi prima sfruttato e poi abbandonato dagli Stati Uniti e dalle potenze occidentali, e dalla difficile posizione di un paese, come l’Egitto, troppo vicino alle roccaforti dell’IS e alle sette terroristiche presenti in quei territori in un momento come questo, continua ad occupare le prime pagine di una stampa come quella italiana che ha perduto quasi del tutto testate giornalistiche incuranti del potere politico ed economico del Paese.

Le gaffes della polizia e dei servizi segreti belgi sono diventate quasi proverbiali in una comunità europea che ha classi politiche e dirigenti incuranti dei gravi danni apportati dagli inesistenti passi avanti compiuti da troppi decenni dal processo di costruzione di uno Stato federale europeo e di governi che si preoccupano soltanto che i loro media non sappiano e soprattutto non raccontino ai loro lettori e spettatori (si parla qui della televisione quasi dovunque in Occidente, a cominciare dall’Italia  ma non soltanto da essa) strumento egemonico delle comunicazioni dall’alto al basso.

Dopo la morte di 35 persone e 340 feriti per gli attentati all’aeroporto della capitale europea la Commissione sul terrorismo della Camera ha approvato di corsa tre misure che sono presenti già nella prassi di tutti i principali Stati della Comunità Europea dopo gli attentati del 13 novembre scorso a Parigi e che danno a polizia e servizi segreti maggiori poteri per le perquisizioni, strumenti di indagine nella ricostruzione del commercio di armi in tutto il Paese.
Ci sarà finalmente la nascita di un banca dati vivente che raccoglierà i dati di polizie municipali, polizia federale, polizia giudiziaria, servizio segreto civile e militare, ministero della Giustizia e amministrazione carceraria.

Ieri è stata l’Olanda con il ministro della Giustizia Arda Van Steur ad accusare la polizia di Bruxelles di aver ignorato il dossier ricevuto dal FBI sui fratelli EL Bakraoui fin dal 16 marzo(cioè sei giorni prima delle stragi.) E finora come si è difeso il Belgio dal terrorismo islamista. Ha fatto semplicemente come se non esistesse. Così come in Italia nel partito che oggi ha più voti in Parlamento-nel partito democratico-ci si divide sul voto di fronte a un referendum come quello sulle trivelle che nessuno dei media ha spiegato bene. Il rischio non è tanto che vincano le astensioni che vuole il governo Renzi-Alfano ma che non si raggiunga il 50% + 1 necessario per render valido il referendum e qui la colpia è del governo e dei media. Un binomio quasi sempre concorde nella lunga storia post-unitaria.


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