Ancora un attentato contro Tiberio Bentivoglio, l’uomo che non si piega al racket

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Ieri a Reggio Calabria un incendio ha distrutto il negozio di articoli sanitari del commerciante e testimone di giustizia che da 24 anni subisce continue intimidazioni ed è stato anche ferito in un attentato

 

REGGIO CALABRIA – Intorno alla mezzanotte di ieri un incendio ha distrutto il negozio di articoli sanitari del commerciante reggino Tiberio Bentivoglio, da anni perseguitato dal racket. Sul posto sono intervenuti vigili del fuoco, polizia e carabinieri, i quali hanno anche ritrovato i resti di un contenitore di plastica che molto probabilmente conteneva del liquido infiammabile. Non vi sono dubbi, infatti, che l’incendio sia di natura dolosa. Bentivoglio che non si è mai voluto piegare al diktat del potere malavitoso rifiutandosi categoricamente di pagare il “pizzo”, è testimone di giustizia e vive sotto scorta.

La storia di Tiberio Bentivoglio. Il commerciante combatte questa battaglia dal 1992, 24 anni in cui ha subito continue e pesantissime intimidazioni. Furti, bombe, incendi, tanti i tentativi di distruggerlo economicamente e psicologicamente. Dal 2005 accanto a Bentivoglio, c’è anche Libera, l’associazione nomi e numeri contro le mafie. Nel 2011 gli hanno sparato attentando alla sua vita: fortunatamente i colpi che gli hanno scaricato addosso hanno trovato come barriera il suo marsupio che ha impedito che le pallottole raggiungessero organi vitali; in quella drammatica circostanza Bentivoglio è rimasto ferito alle gambe e si è salvato fingendosi morto. Da allora il commerciante ha una scorta di terzo livello, quella per i soggetti “ad alto rischio”, ma neanche la paura di aver visto la morte in faccia lo ha fermato. Inoltre c’è da dire che la lotta, oltre che contro le organizzazioni criminali, si è fatta sempre più dura anche con le banche, gli istituti di credito che non hanno più concesso fiducia all’imprenditore nel mirino delle cosche.

L’ultimo attentato. Nell’incendio di ieri sera tutta la merce è andata distrutta, per l’ennesima volta l’imprenditore reggino ha perso tutto, ancora una volta dovrà ricominciare daccapo. “L’incendio al magazzino della sanitaria Sant’Elia di proprietà dell’imprenditore testimone di giustizia Tiberio Bentivoglio è un fatto gravissimo che deve richiamare l’attenzione delle massime istituzioni nazionali –  ha affermato il sindaco della città dello Stretto Giuseppe Falcomatà -. Tiberio è stato in questi anni un simbolo della Reggio onesta, un portabandiera dell’economia sana della città che ha deciso di non piegarsi al giogo della ‘ndrangheta. La sua testimonianza ha attraversato l’Italia, veicolata dall’impegno dell’associazione antimafia Libera, ponendosi come esempio di ribellione al cancro mafioso. Chi ha colpito, per l’ennesima volta, Tiberio Bentivoglio, in realtà ha colpito tutti noi. A questi vigliacchi che agiscono nel buio vogliamo gridare che non ci fanno paura”.

Falcomatà ha ricordato che l’attività commerciale di Bentivoglio stava per trasferirsi in un nuovo locale, un immobile requisito alle cosche assegnato al commerciante dall’agenzia nazionale per i beni confiscati. “Vogliamo aiutare concretamente Tiberio, contribuendo alla raccolta fondi per la ristrutturazione del nuovo bene confiscato – ha ribadito Falcomatà – La solidarietà non basta più, ci vuole una vera e propria scorta civica. Tiberio non deve essere lasciato solo”. Il sindaco di Reggio Calabria, in prima persona, si è fatto promotore di un’iniziativa in programma per stasera alle 19. “Ci ritroveremo tutti di fronte al deposito incendiato. Tiberio Bentivoglio siamo tutti noi”, questo l’invito del primo cittadino reggino. (Maria Scaramuzzino)

Da redattoresociale


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