Lottare fino in fondo (considerazioni dal mondo del gioco d’azzardo)

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Se ad uno tsunami aggiungo altri litri di acqua ne cambio forse gli effetti distruttivi? Il vero problema dell’azzardo non è nell’aumento dell’offerta all’interno dei nostri territori già devastati e degradati, ma nell’aumento della sofferenza della gente che sempre più disperata ci travolge con le richieste di aiuto.

Si raccolgono situazioni di vita ed attenzioni a bisogni sempre più irreversibili, persone sole e senza speranza che portano sulle spalle macigni pesanti carichi di sensi di colpa, vergogna e fallimenti. E dopo la prima telefonata, dopo il primo incontro, non sai se li rivedrai perché sono ad un passo dal compiere gesti estremi e disperati. Persone che vendono il proprio corpo e i propri affetti perché ammalati di una malattia che brucia qualsiasi barlume di speranza.

Come persone attente a questa problematica, spesso si lotta con un sistema che strumentalizza la sofferenza, sepolcri imbiancati che utilizzano le storie di chi una storia rischia di non avere più per farsi porta bandiere di una battaglia da cui ricavare prestigio, visibilità e audience.
Ci si trova inoltre a lottare con chi fa della causa ‘no slot’ un contenitore vuoto di parole e progetti senza scopo e senza cuore, in cui le teorie soppiantano lo sporcarsi le mani. Non possiamo fare a meno di chiederci quindi cosa vuole dire essere oggi portatori della filosofia ‘no slot’.

Significa agire in prima linea, aprire prima di tutto la porta e il cuore alle sofferenze, interrogarsi quando si vedono le persone spegnersi davanti ad una macchinetta e avere il coraggio di avvicinarsi a loro per primi, di staccarli da quei demoni ipnotici. Quando incontri il disagio dell’altro non puoi rimanere quello di prima, le preoccupazioni verso chi soffre ti entrano dentro e non ti lasciano dormire, non possono lasciarci indifferenti e seduti nei nostri comodi salotti.

Sono sempre più convinto che la vera azione va fatta partire dal basso, facendo prevenzione e coinvolgendo i giovani, senza dimenticare però la continua necessità di ascoltare, accogliere e sostenere chi nel baratro è già caduto o chi ci è stato trascinato da un proprio caro.

Questo richiede un dispendio di forze e di energie costante e quotidiano, niente può essere lasciato al caso, niente può essere ignorato, niente può essere fatto senza quell’attenzione e quella motivazione che sente in primo piano la vera sofferenza. Dobbiamo continuare questa lotta, forti dell’incoraggiamento del Santo Padre che ci spinge a farlo senza tregua, senza arretrare e con tutte le nostre forze.

Credo fermamente la vera ribellione davanti all’ingiustizia deve essere fatta con passione e per amore, non con superficialità e per conformismo, solo così potremo veramente definirci uomini civili.

 

 

@simonefeder


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