La ‘ndrangheta e i problemi con l’Europa

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Due notizie che pochi metterebbero insieme (ma io lo faccio perché consentono una prima, modesta riflessione sulla crisi che stiamo vivendo in Italia e in Europa) riguardano da una parte la Calabria dove, secondo una notizia data dal quotidiano La Repubblica, in una lettera di Mario Nasone da Reggio Calabria  “a Caulonia, nella Locride è stata data alle fiamme la Casa della Cultura  realizzata nell’ex carcere con i lavori di ristrutturazione che  stavano per essere ultimati. Un atto doloso in fondo a uno dei periodi più neri per la Calabria che ha visto lo stillicidio di atti criminali. I clan della ndrangheta si stanno comportando come l’IS: colpiscono i Centri culturali e i servizi sociali  per fare terra bruciata e dimostrare che sono loro il vero potere del territorio con cui bisogna fare i conti. La resistenza civile di sindaci, associazioni e cooperative è ancora forte ma sino a quando?”.

E’ difficile non essere d’accordo con la lettera del lettore di Reggio Calabria. A questa piccola ma significativa notizia che riceviamo da una regione oppressa dall’associazione mafiosa che nasce là anche se poi è presente in tutta la penisola, in Europa e nelle Americhe, si accompagna il contrasto ormai più chiaro di sempre tra il presidente del Consiglio e segretario del partito democratico Matteo Renzi che ieri, felice per l’approvazione in Senato del ddl Boschi sulla riforma della Camera Alta e della legge elettorale ha ripetuto la solida sfida di lasciare la politica se andrà male il referendum di ottobre e di fronte alla dura risposta del presidente della Commissione economica di Bruxelles,  Jean Claude Juncker  che ha annunciato che partirà l’indagine sui presunti aiuti di Stato per risanare l’ILVA  di Taranto e ha accusato il governo italiano e il suo presidente di “mettere a repentaglio l’unità dell’Europa bloccando il finanziamento di tre miliardi alla Turchia” .

Una crisi che è partita dal capo del Partito Popolare Europeo Manfred Weber, esponente bavarese del CSU più a destra ma molto vicino alla cancelliera Angela Merkel che ha voluto far sapere a Renzi che la grosse koalition che governa l’Unione e che ha espresso Juncker non ha intenzione di cedere  ad eventuali pressioni socialiste per mettere in difficoltà Jucker sul fronte parlamentare.   Una reazione netta di fronte alle proteste di Roma e l’euro-tatticismo di Renzi impegnato nella campagna elettorale amministrativa  con opposizioni quasi tutte schierate con i critici dell’Europa e gli euroscettici.


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