Nell’Antica Capua, il “sacro sud” di Enzo Avitabile

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Non poteva esserci chiusura migliore per la sesta edizione della kermesse “La città sotto la città”, che pure ancora evidenzia limiti organizzativi, come quella avvenuta con il concerto di Enzo Avitabile nella quattrocentesca Basilica di Santa Maria Maggiore di S.Maria C.V. Una manifestazione che con visite guidate ai siti archeologici e concerti vuole ri accendere i riflettori sul sito dell’Antica Capua. A tal proposito se c’è una città che ci ha raccontato molto meno del suo passato e che ci lasciato ancora meno di quanto avrebbe potuto, allora non credo che ci siano dubbi nell’affermare che si tratta proprio dell’Altera Roma. L’archeologo Amedeo Maiuri sostenne che “nessuna città così ricca di passato sia stata smembrata a tal punto da non farsi riconoscere dall’occhio di chi la visita oggi”.

Uno smembramento che S.Maria C.V. vive, tuttora, anche grazie ad una devastante guida politica con responsabilità trasversali. Ma la città che fu anche scenario del ribelle Spartaco, ma che da quei tempi non riesce più a difendersi dalle vessazioni dei monarchi di turno, per essere compresa e capita deve concedere le proprie viscere, quelle che ci hanno restituito il tempio del dio Mitra e le catacombe cristiane. “Sacro Sud”, il concerto che Avitabile ha proposto ad un pubblico caldo nella suggestiva location del Duomo. “Sacro”, <<ma senza pensare al significato di un aggettivo rivolto al culto di una divinità>>, e “Sud” <<senza pensare ad una mera collocazione geografica>>. In questo modo Avitabile, accompagnato dallo Stabat Mater, e da Gianluigi Di Fenza alla chitarra e il fratello Carlo alle percussioni plasma sulla scena un’atmosfera che miscela il sacro e il profano direbbe qualche saggio popolare, il Vero e l’Irriverente. Chissà. Ma vero è il brivido che percorre la schiena dei presenti quando Enzo tesse la tela dei ribelli del mondo, così come li racconta un giornalismo allineato, che invece vengono giustiziati “A nnomme ‘e Dio”, in nome di Dio, che “chissà se esiste o non esiste, o non è esistito mai”.

Certo che a questo punto che l’Altera Roma ritorna ad essere anche se solo per una sera il centro del mondo. Una convergenza di emozioni ribollenti che ci parla di quella che fu la strage degli innocenti di oltre duemila anni fa e che adesso, invece, si consuma in diretta tv in ogni parte del mondo. Poco importa se l’impianto acustico messo a disposizione  non è all’altezza della situazione, il pubblico vuole abbeverarsi delle profezie di quello che fu un tempo il sassofonista partenopeo, tra gli ideatori del neapolitan power, e che adesso ci regala emozioni ancora più forti. Così all’antivigilia di Natale, di quella che fu la festa del sole per i pagani, sostituito poi con la Nascita del Gesù dei cristiani, Avitabile, cantando, ci dice che “E’ Nato, certo, ma è nato il sole del mondo” un sole che poi però ci conduce da Marianella, Napoli, fino a Betlemme, grazie al brano “Quando nascette Ninno”, composta proprio dal suo concittadino Sant’Alfonso Maria de’ Liguori nel 1754, primo ad utilizzare la lingua napoletana per canti religiosi, da cui poi è nato il “Tu scendi dalle stelle”. Enzo così canta il mondo, la vita, con la lingua napoletana senza eccessi, nel pieno rispetto di una location sacra, chiudendo in un crescendo che sarà ricordato per molto tempo: pubblico in piedi ed un unico coro che conclude la meravigliosa serata con “Mane e Mane”. Senza mediazioni. Bisogna camminare in questo percorso di vita mano nella mano. Più Sacro di così.


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