Gestazione per altri? Nulla di scandaloso

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In questi giorni è riemerso il dibattito sulla fecondazione assistita ed in particolare quello sulla gravidanza surrogata, definita col termine spregiativo di utero in affitto. L’impiego di una terminologia falsa, fuorviante, o quanto meno inappropriata, la dice lunga sui mezzi posti in essere da quanti combattono per fede o cieca obbedienza qualsiasi innovazione scientifica, che possa contrastare in qualche modo la dottrina prevalente. La legge 40 ha introdotto, scientemente e surrettiziamente il termine procreazione al posto di fecondazione, proprio per attribuire alla formazione di un embrione, un evento divino che non tutti riconoscono. Un termine teologico al posto di uno scientifico e questo, di per sé già rappresenta una scorrettezza istituzionale di uno Stato che dovrebbe essere laico, nel rispetto di tutti. Eppure non credo che, nella penombra di un laboratorio, il biologo sia folgorato dal dono della procreazione. Al massimo insemina, e qualche volta feconda, gli ovociti. Così come la confusione, creata ad hoc da certa parte politica, nel definire eugenetica anche la diagnosi pre-impiantatoria, che permette il riconoscimento della eventuale malattia genetica da cui potrebbe essere affetto l’embrione e quindi la prevenzione della nascita di un bimbo gravemente malato. Oppure la “bestialità” che si attribuisce a chi ricorre all’impiego di gameti estranei alla coppia, la cosiddetta eterologa.

Eterologa è un termine impiegato nel mondo medico quando si fa uso di cellule o tessuti provenienti da una specie diversa. Roba di animali, insomma, che con la donazione di gameti nell’ambito della stessa specie – il genere umano- non c’entra nulla. Così, al termine corretto di gravidanza surrogata (surrogacy, nel mondo anglosassone) si preferisce quello di utero in affitto, proprio per caratterizzare quell’atto medico come una mera opera di mercimonio tra la portatrice della gravidanza e la futura mamma. Questa volta, i nemici della scienza e delle libertà individuali, hanno evocato lo spettro della genitorialità tra le coppie omosessuali per bocciare tout court la pratica della gestazione per altri, consentita in diversi paesi. Troppo semplice per esprimere un giudizio completo ed obiettivo, Credo, perciò, sia necessario un dibattito laico e pacato per analizzare e controllare un fenomeno che costringe, in ogni caso, alcuni nostri concittadini a varcare le soglie dell’oceano per realizzare il proprio sogno. Non si tratta solo di lesbiche o di aspiranti mamme-nonne.

Vi sono anche pazienti sfortunate, che sono nate con malformazioni uterine o che hanno subito un’isterectomia (asportazione dell’utero), per disparate ragioni, tumorali e non. Ragazze che sono state penalizzate dalla vita, ma che dispongono di ovaia efficienti per donare loro il sogno della maternità. E poi, non vi sono solo mercenarie del proprio grembo che “Compromettono la dignità umana della donna dal momento che il suo corpo e le sue funzioni riproduttive sono usati come una merce” – come affermato ieri dall’Europarlamento. Esiste, per fortuna, anche una donazione solidale del proprio grembo, avulso da qualsiasi firma di ristoro o ritorno economico, che sarebbe tagliata via da una normativa che non distingue chi disperato si presta, da chi con cristiana compassione si offre. E non credo che per legge sia giusto impedire un cosi nobile atto in cui – chi lo attua – mette a repentaglio perfino la propria vita. Un atto, che in certi selezionati casi, potrebbe definirsi eroico. Ma il Parlamento italiano ci ha tristemente abituato alle guerre ideologiche, agli scontri muro contro muro, come accaduto in occasione del ddl sul testamento biologico; credo che ci sia ancora molto cammino da fare per avere un paese davvero laico e libero e che in nome di questi valori analizzi a fondo, senza pregiudizi ed oscurantismo, le scelte individuali e le rispetti affrontando con dovuta serenità argomenti complessi, che ormai entrano quotidianamente nell’agenda politica italiana.


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