E’ importante l’autoriduzione dello stipendio dei parlamentari?

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Il caso di “evasione della restituzione” della senatrice Fucksia ha riportato in evidenza uno degli elementi più innovativi dei M5S per marcare la differenza con gli altri partiti.
Da anni l’opinione pubblica chiede retribuzioni più moderate ai politici, come segnale di sintonia verso le fasce più in difficoltà nel Paese, ma da questo orecchio il potere non sente. Tutti ricordiamo cinque anni fa la farsa della Commissione Giovannini, creata per ridimensionare gli stipendi dei parlamentari ai più morigerati livelli europei e poi finita in un nulla di fatto, con la ridicola scusa che i dati non erano tutti disponibili, né omogenei. Così la scelta dei pentastellati di non aspettare le “commissioni-melina”, ma di procedere con auto-riduzioni si è rivelato uno degli elementi di credibilità e di consenso di questo nuovo partito, nonostante tutti i suoi limiti.
Credo che questa scelta  debba essere replicata da tutte le forze di sinistra, per devolvere queste somme ai bisogni più impellenti della collettività.
Per esempio, sarebbe un bel segnale se la sinistra romana ponesse come punto innovativo della propria campagna elettorale per le comunali, l’auto-riduzione di una quota degli stipendi dei propri consiglieri e assessori, per creare un fondo dedicato al sostegno delle mense sociali, ai dormitori per i senza dimora o ad altri servizi urbani umanitari, al quale potessero contribuire con liberi versamenti anche singoli cittadini, pensionato d’oro, dirigenti che sentono l’imbarazzo della loro retribuzione, spinti dal buon esempio dei propri eletti.
Così la politica può dare segni di ravvedimento operoso, di auto-cambiamento, di faticoso recupero della propria credibilità come componente di servizio e non come élite di potere.
E magari tracciare una linea tra chi aspetta dolosamente altre commissioni fasulle per non cambiare mai e chi autoconvoca la propria dignità.

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