Fnsi: il presidente deve nascere da tre opzioni politiche, tutte degne di considerazione

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Avremmo dovuto gestire il mercoledì nero del sindacato con molta dignità e altrettanto silenzio. La dignita di chi ammette che non ci sono vincitori e vinti – tutti hanno perso – e il silenzio di chi ammette davanti alla categoria l’incapacità di trovare una soluzione, spendendo decine di migliaia di euro di rimborsi vari per convocare i consiglieri nazionali e decretare il rompete le righe delle elezioni senza neanche fischiare il calcio d’inizio. Continuo invece a leggere polemiche, persino invenzioni.

Sono chiaro su Beppe Giulietti. Di Giulietti riconosco il grande valore sindacale in Rai e fuori dalla Rai e il suo percorso ineccepibile di difensore dell’articolo 21, ma il “metodo Giulietti”, visto all’opera a corso Vittorio, non era accettabile. Il metodo per cui non si risponde alle legittime obiezioni (quella che condivido è questa: puoi usare politica e sindacato come una porta girevole? E puoi usarli, candidandoti ora da una parte ora dall’altra in un mestiere che dovrebbe fare della terzietà la regola aurea) per il quale i candidati si accettano e basta, non si discutono….Ricordo a tutti coloro i quali rivestono un ruolo nel sindacato dei giornalisti (gli altri ci e mi perdonino, siamo abbastanza sociopatici da soli) che mercoledì 21 c’è un’altra possibilità per eleggere il presidente ed emendarci in qualche modo. E ricordo a tutti i colleghi fuori e dentro la Fnsi quello che ho sostenuto nell’ultimo riunione. Le candidature vecchie scompaiono e il presidente deve nascere da tre opzioni politiche, tutte degne di considerazione.
1. Si sceglie all’interno del gruppo dirigente attuale e della maggioranza attuale nata a Chianciano per ricompattarla alla vigilia del passaggio strettissimo del contratto;
2. Si sceglie all’interno di chi rappresenta i due terzi della categoria, i precari, assumendo e rappresentando all’esterno, nel ruolo del presidente, l’esatta dinamica della categoria;
3. Si sceglie all’interno dei cronisti minacciati per fare il proprio lavoro e di chi si è speso per raccontare il nostro 70esimo e passa posto all’interno delle classifiche mondiali.


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