Ancora 226 persone negli Opg. “Ritardi vergognosi, commissariare le regioni”

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Secondo i dati forniti dal capo del Dap Santi Consolo, il 50/60 per cento dei pazienti è dimissibile. La campagna Stop Opg: “Assistiamo a un boicottaggio che sta ostacolando la chiusura delle strutture. La risposta non può essere il passaggio alle Rems, servono percorsi di cura. Il governo intervenga”

 

ROMA – Sono 226 le persone ancora internate nei cinque ospedali psichiatrici giudiziari italiani (Aversa, Napoli, Barcellona Pozzo di Gotto, Reggio Emilia e Montelupo Fiorentino). Il 50/60per cento dei pazienti è dimissibile dal punto di vista clinico e quindi affidabile immediatamente a strutture territoriali di carattere psichiatrico diverse dalle Rems. Dimissibile è anche la metà dei pazienti già affidati alle Rems (Residenze per l’esecuzione della misura di sicurezza sanitaria). Lo ha sottolineato il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), Santi Consolo, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla sostenibilità del Servizio sanitario nazionale in commissione Sanità al Senato. I dati fanno parte di uno studio realizzato dal direttore dell’Opg di Barcellona Pozzo di Gotto sulla base di interlocuzioni avute con i direttori e i responsabili sanitari degli altri ospedali psichiatrici.

Santi Consolo ha assicurato il massimo impegno perché si possa arrivare in tempi brevi a un completo svuotamento degli Opg, la cui chiusura definitiva era prevista per marzo 2015. Inoltre il Capo del Dap ha sottolineato l’importanza del ruolo dei dipartimenti di salute mentale affinché si facciano carico dei pazienti dimessi o dimittendi destinati alle Rems e alle comunità terapeutiche “per un’efficace e proficua inclusione sociale”. E ha spiegato che la ricettività delle 16 Rems attualmente attive, per complessivi 403 pazienti, potrebbe essere ulteriormente potenziata se, come previsto, si procederà, a breve, all’apertura di altre cinque strutture nel Lazio, Piemonte, Puglia, Campania e Toscana.

Critica la campagna Stop Opg: “Ritardi vergognosi”. Stando ai dati, al 31 marzo 2015, gli internati ospitati negli ospedali psichiatrici giudiziari erano 689. Dopo sei mesi la situazione è più o meno la stessa, denuncia la campagna: 226 persone sono ospitate nei cinque opg, 220 pazienti si trovano a Castiglione Fiorentino che “ha solo cambiato targa, ora si chiama Rems, ma di fatto è una struttura manicomiale”, 300 sono gli internati detenuti nelle Rems attivate in alcune regioni. “Con i numeri siamo rimasti fermi ai 600/700 pazienti di marzo, tra persone in opg e nelle Rems – spiega Stefano Cecconi, portavoce della campagna – il processo di superamento degli Opg è stato avviato ma sta incontrando diversi intoppi. Assistiamo a un boicottaggio, volontario o involontario, che sta ostacolando la chiusura delle strutture e l’avvio della riforma. I ritardi sono vergognosi, in particolare di alcune regioni. C’è chi non ha accolto subito i propri pazienti lasciandoli rinchiusi negli ospedali psichiatrici e, inoltre, quasi tutte le regioni hanno interpretato male la legge 81, concentrandosi sull’attivazione delle Rems. Quando invece è l’offerta di progetti terapeutici individuali, preparati dai Dipartimenti di salute mentale, che permette alla magistratura di evitare la misura detentiva in Rems e optare per misure alternative, certamente più efficaci per la cura e la riabilitazione”.

Secondo Cecconi, infatti, è sbagliato pensare che il superamento degli ospedali psichiatrici sia possibile soltanto attraverso l’istituzione di strutture che nei fatti ripropongono un modello di detenzione simile. “Ci si sta concentrando solo sulle Rems ma queste non possono essere la risposta – sottolinea – la chiusura si affronta rafforzando i percorsi cura, costruendo delle alternative e rafforzando i servizi di welfare locale. L’insensatezza delle Rems come risposta alla chiusura degli Opg è sempre più evidente, come abbiamo più volte denunciato. E ancor più evidente è il rischio che le Rems si moltiplichino, diventando il nuovo, e improprio, contenitore neo manicomiale a disposizione. Le stesse dimissioni dagli attuali Opg destinano quasi sempre alla detenzione in Rems invece che a misure alternative. In questo la responsabilità della magistratura, sia giudicante che di sorveglianza, è palese”.

Per questo la campagna Stop Opg chiede un intervento forte del governo. Tre in particolare sono le soluzioni proposte. Innanzitutto procedere con l’immediato commissariamento delle regioni inadempienti, “ riportare nei binari giusti il processo di chiusura-superamento degli Opg. Si tratta di organizzare le dimissioni dagli opg, per chiuderli davvero e rapidamente, e di attuare correttamente la legge 81: privilegiando percorsi di cura con misure alternative alla detenzione in Rems (o in carcere). Il che implica un lavoro con la magistratura e i servizi. E la destinazione delle risorse (finanziarie, strutturali, di personale, ecc) piuttosto che alle Rems ai servizi socio sanitari di salute mentale per garantire progetti di cura e riabilitazione”. In secondo luogo, si chiede l’approvazione di un atto che impedisca – o renda eccezionale – l’invio della misura di sicurezza provvisoria in Rems, privilegiando invece le misure alternative. Infine, si propone di avviare una discussione per abolire il “doppio binario”, retaggio del codice Rocco, che separa il “reo folle” dal “reo sano”, destinando l’uno all’Opg/Rems l’altro al carcere. “Come per la chiusura dei manicomi – conclude Cecconi – la vera sfida è costruire nelle comunità l’alternativa all’esclusione sociale”.

Da redattoresociale


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