Violenza contro le donne, le note stonate di Marco Carena

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Un cantautore “per ironia” ha cantato il pestaggio e lo stupro delle donne dinanzi ad una piazza stracolma di ragazze e ragazzi, a Torino. La corretta informazione della stampa
Stefanella Campana

Si può fare pesante ironia sulla violenza contro le donne, sul femminicidio in una piazza stracolma di famiglie, di ragazzi e di ragazze per uno spettacolo organizzato e sponsorizzato dal Comune di Torino. E’ successo la sera di San Giovanni, festa della città, in piazza Vittorio Veneto, durante l’animazione musicale che precede i tradizionali fuochi artificiali.

Sotto accusa il cantautore Marco Carena, che ha eseguito “canzoni” con la sua band contenenti testi inaccettabili e gravissimi di questo tenore “quando ti picchio il tuo sangue mi fa ancora impressione ma quando ti prendo a schiaffi è sempre una grande emozione” proseguendo ” Tu mi chiedi le cose per favore Io ti rispondo “Cazzo vuoi? “Ma ti amo e non dire che non è vero Si ti amo quante storie per un occhio nero” . E poi ancora in un secondo brano: “una ragazza al sole si è addormentata in 170 l’hanno violentata, che bella estate!“. Sul palco era presente l’Assessore alla Sport della Città, Stefano Gallo, che non ha ritenuto di intervenire per fermare questa “performance”, almeno di stigmatizzare e prenderne le distanze. Lo ha fatto, insieme anche al sindaco Fassino, dopo la presa di posizione del comitato torinese di Senonoraquando e il tam tam sulla rete partito subito dopo la denuncia di Noemi Gallo (fa parte del comitato Snoq), che aveva assistito allo spettacolo.

“Non c’è proprio nulla su cui scherzare sul tema del femminicidio”, ha commentato Laura Onofri, consigliera comunale (Pd) che ha presentato un’interpellanza e che considera grave il contesto pubblico in cui si sono sentite quelle canzoni, il non aver spiegato l’intento delle parole. “Si rischia di vanificare tutta l’opera di sensibilizzazione sul tema della violenza contro le donne che la Città, le associazioni e gli operatori del settore stanno facendo da anni”. Anche Telefono Rosa ha protestato.

Nell’informazione, la reazione di Snoq e di molte donne, tra cui due assessore del Comune, non è passata sotto silenzio. Il TG di Rai3-Piemonte, la cronaca de La Stampa e di Repubblica vi hanno dedicato molto spazio, e in modo corretto, facendo così riflettere che non può esserci leggerezza o sottovalutazione anche nell’uso delle parole quando si parla di violenza contro le donne, di femminicidio, in un paese in cui si uccide una donna ogni due giorni per il solo fatto di essere donna.

Anche il cantautore dovrà riflettere sulla sua ironia, su come usarla e in quale contesto. Preoccupato, ha scritto alle donne di Snoq per chiedere un incontro di chiarimento: “Sono molto dispiaciuto di questa incomprensione, perché con la canzone “Io ti amo”, con cui ho vinto il Festival di Sanscemo nel ’90, e che in questi 25 anni ho cantato in TV, Radio e molte piazze d’Italia, volevo, già in tempi non sospetti, denunciare proprio la violenza sulle donne, tema di cui allora non si parlava ancora, ed è evidente, ascoltando tutto il testo, che quella, farcita con sarcasmo ed ironia, è chiaramente la visione dell’amore di un “demente”. Se l’avesse spiegato anche nella piazza di una città, da sempre in prima fila per il contrasto alla violenza di genere, prima di cantare le sue canzoni, sarebbe stato utile, soprattutto doveroso.


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