L’incubo dell’emigrazione

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Se si guarda ai numeri forniti dalla Unchr in cui siamo arrivati ormai ad avere 60 milioni di persone in
cerca di asilo, ritorniamo di fatto alla situazione che c’era ai tempi della prima guerra mondiale. In tutto il mondo, i rifugiati sono 19,5 milioni,gli sfollati interni 38,2 milioni e i richiedenti asilo 1,8 milioni. L’aumento dei profughi è salito da 37,5% nel 2005 al 42% nel 2008, al 45,2% nel 20012 e nel 2014 al 59,5%.
Le persone costrette a fuggire durante il 2014 per colpa di confino o di persecuzioni, 11 milioni sono sfollati all’interno del loro stesso Paese. Ci sono dieci milioni di apolidi e di sfollati che sono riusciti a tornare a casa nel 2014 sono 126,8.
Il complesso di cifre come queste che abbiamo ricavato oggi dall’ente legato alle Nazioni Unite che si occupa del destino dei rifugiati farebbe venire un attacco di incubo a tutti quelli che hanno ancora un minimo senso di soli
darietà per gli esseri umani che vivono sul nostro pianeta. Non soltanto perché la crescita negli ultimi anni è stata costante, e con la crisi economica e sociale intervenuta negli ultimi otto anni, ha raggiunto cifre e caratte
ristiche degne di una visione tra le più cupe possibili anche per chi non è tendenzialmente pessimista sul destino dell’uomo ma anche per l’atteggiamento dei governi europei e occidentali sul problema dell’emigrazione senza bisogno di citare l’atteggiamento in Italia della Lega Nord di Matteo Salvini o dei suoi amici che controllano le grandi regioni del Nord Italia,dalla Lombardia di Maroni al Veneto di Zaja e alla Liguria del berlusconiano Gianni Toti.
Insomma di fronte a una tragedia che ha dimensioni bibliche e tali da riportare il mondo al disordine determinato agli inizi del secolo dalla prima guerra mondiale, abbiamo governi eletti con sistemi elettorali democratici che fanno finta di poter rinviare ancora oggi una risposta chiara o dicono semplicemente di no: dal grande muro dell’Ugheria semiautoritaria alla Gran Bretagna conservatrice di Cameron a ancora al “noli me tangere” dell’ex socialista Hollande o ancora alle scarse o nulle risposte che i governi attuali ai tentativi delle organizzazioni umanitarie di fornire elementi per una risposta ragionevole alle richieste degli emigrati.
Ci sono o dobbiamo farne a meno, risposte costruttive e ragionevoli ai tanti che hanno dovuto lasciare la propria terra cercando rifugio civile o lavoro per sopravvivere?
E’ quello che in questa calda e umida estate vorremmo proprio sapere.


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