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Bentornata Unità

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L’Unità non può più restare in silenzio. Era la frase che risuonava alcuni mesi fa nella sala stampa della Camera in una iniziativa pubblica. Articolo21 era lì con Giuseppe Giulietti, Tommaso Fulfaro, Vincenzo Vita e Santo Della Volpe. La sua assenza, ribadivamo, è una ferita per il pluralismo dell’informazione e per la stessa democrazia italiana. Non potendo accettare che l’Unità venga abbandonata nell’anno novantesimo della sua fondazione, dopo essere diventato nel dopoguerra il primo autentico quotidiano nazionale, dopo aver accompagnato e sostenuto il cammino della sinistra italiana nella democrazia.

Oggi l’Unità torna in edicola. #antimafiacapitale titola il quotidiano fondato novantuno anni fa da Antonio Gramsci. Per ricordare quanti soggetti, associazioni, movimenti si battono a Roma e nell’intero Paese contro il puzzo del compromesso morale, per dirla con le parole del giudice Borsellino.

“Finalmente torna in edicola un monumento dell’informazione italiana e della sinistra italiana, e non solo” ha detto il neodirettore Erasmo D’Angelis. “Un giornale che racconterà l’Italia. Noi raccontiamo molto bene le paure, gli allarmi e i timori e molto male l’Italia positiva. Una cosa che farà l’Unità è raccontare ‘l’Italia che fa l’Italia’, il coraggio degli italiani e le piccole storie che diventano grandi storie e che accompagnano questo paese che ha bisogno disperatamente di cambiare e di crescere”.

E’ una prospettiva che ci piace perché su questa strada Articolo21 è impegnata da anni per far uscire dalla clandestinità quelle storie e quei soggetti sociali esclusi che la gran parte dell’informazione ha scelto di cancellare.

La crisi dell’editoria, il numero sempre più ridotto di lettori dei quotidiani, la stessa sfiducia nella politica inchiodano la nuova Unità a una forte responsabilità. E ci auguriamo che, dopo essere stata nella clandestinità uno dei fogli più importanti della lotta antifascista, l’Unità continui ad essere un giornale oppositore dei fascismi vecchi e nuovi, delle vecchie e nuove forme di intolleranza, razzismo, omofobia, negazione dei diritti fondamentali. Come quello all’informazione, un bene comune ma che oggi, come e più di ieri è troppo spesso oggetto di soprusi, bavagli e intimidazioni orditi per nascondere la verità.
Perché la verità, scriveva Gramsci “è sempre rivoluzionaria”.


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