Perché la disfatta laburista?

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Non me l’aspettavo proprio, anche se era per certi a spetti inevitabile in un’Europa e in un mondo sempre più piccoli con le nuove comunicazioni satellitari e la cosiddetta globalizzazione che porta, con maggiore facilità di quanto accadesse soltanto qualche anno fa, ma francamente mi riusciva difficile prevedere che un fenomeno come quello del populismo a cui mi sono dedicato con grande passione di ricerca negli ultimi anni avesse un ruolo anche nelle ultime elezioni politiche inglesi di cui tra qualche ora avremo i risultati definitivi.

Eppure è successo  anche nel paese che ha una delle più antiche monarchie costituzionali e ha danneggiato non il compassato e per certi aspetti aristocratico leader conservatore David Cameron, uscito da vero vincitore nella consultazione (già qualche ora poteva contare su prevedibili 326 seggi alla Camera dei Comuni), può contare ancora sui liberaldemocratici di Clegg che pure ha avuto un parziale arretramento rispetto alla pre cedente consultazione  e che riesce a limitare l’emor ragia verso l’UKIP antieuropeo di Farange, ma piuttosto il suo rivale Ed Miliband, che va addirittura al disotto dei risultati conseguiti dai laburisti nelle disastrose elezioni di cinque anni fa.

L’altra indubbia novità del voto è l’imprevista avanzata del partito nazionalista scozzese di Nicola Sturgeon che cancella dal suo paese i partiti unionisti e conquista 58 seggi sui 59 in ballo in Scozia.

Anche senza conquistare (almeno è probabile ma bisogna attendere le ultime ore per esserne sicuri)la maggioranza assoluta alla Camera dei Comuni, Cameron può guardare con relativa tranquillità ai prossimi cinque anni pensando ai referendum sull’Europa previsti nel 201 e mettendo a tacere i rivali interni nel suo partito (come Boris Johnson che aspirano a sostituirlo).

Ora, per capire la disfatta dei laburisti, occorre, da una parte, ricordare il peso che un personaggio come Blair ha avuto negli ultimi anni e che con il grande successo ottenuto aveva spostato a destra l’asse del partito la sciando poi un grande vuoto, dall’altra il tentativo compiuto con tutta evidenza con insufficiente abilità dal nuovo leader di spostare l’asse del partito usando slogan populisti che all’elettorato laburista con tutta evidenza non sono piaciuti.

E la sconfitta totale subita in Scozia dai nazionalisti ha avuto il suo peso. Ora se fossimo in Italia, poco cambierebbe, essendo noi abituati da tempo allo strisciante consociativismo che da qualche anno ci ha di nuovo abituati tranquillamente a governi “di larghe intese” ma la Gran Bretagna è un altro paese e si parla già con insistenza di possibili e imminenti dimissioni di Miliband. Non possiamo sapere oggi se questo avverrà ma sappiamo comunque che quella è una società politica che prende atto più facilmente dei fatti e ne tira le conseguenze logiche.

In questo caso ci sarebbe un cambio di leadership nel partito laburista e altre cose potrebbero cambiare. Non c’è che da attendere per rendercene conto.


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