Il Sismi e l’uomo di Arcore

0 0

Ex magistrati come Giancarlo Caselli, Antonio Ingroia, Mario Almerighi e personalità come quelle di Furio Co lombo, giornalisti e politici come Giulietto Chiesa, giornalisti come Andrea Cinquegrani, direttore della Voce della Campania, tutti sono stati spiati dall’ex capo del Sismi Niccolò Pollari in quanto considerati più o meno avversari dell’allora primo ministro Silvio Berlusconi. E ciascuno di loro ha maturato una sua visione delle ragioni che condusse allora il Sismi, il suo capo e l’agente Pompa a condurre il proprio lavoro nei confronti di queste personalità.  Almerighi è contrario all’uso del segreto di Stato e quello che lo preoccupò fu il fatto che verso le persone prese in considerazione potevano essere poste in essere anche “azioni violente” e la mia preoccupazione aumentò quando divenni presidente del tribunale di Civitavecchia.

Giancarlo Caselli, ex magistrato ed oggi presidente di un’importante autorità nazionale, contrario anche lui al segreto di Stato, ritiene che  “razza di segreto di Stato può esserci quando si tratta di un’attività di spionaggio nei confronti di servitori dello Stato che facevano soltanto il loro mestiere e il loro dovere, a volte come nel mio caso e di tanti altri magistrati “spiati” anche rischiando la pelle. ” Per Giulietto Chiesa il segreto di Stato è accettabile soltanto quando si tratta di interessi nazionali dell’Italia ma questo non era il caso. La verità è che nel nostro Paese ci sono sacrari al di fuori di ogni controllo democratico e legale che sono una dépendance dei servizi segreti americani.”

A sua volta Andrea Cinquegrani ha potuto testimoniare che da cinque anni, dal 2001 al 2006, lui e il suo giornale sono stati spiati senza nessuna interruzione creando effetti negativi sugli introiti pubblicitari, ledendo la nostra immagine e provocandoci danni morali ed esistenziali.” A sua volta Furio Colombo ricorda lo spionaggio effettuato contro di lui quando dirigeva il quotidiano l’Unità e ricorda che “quello spionaggio aveva creato un alone infido intorno a me. Non ho avuto modo di verificare  se ci sono stati effetti negativi  perché non cercavo lavoro e comunque dopo quel dossieraggio sono stato eletto senatore.”

Libero Mancuso,ex magistrato e Paolo Mancuso tuttora magistrato, hanno ricordi simili a quelli di Cinquegrani e di Colombo. E Antonio Ingroia che oggi è leader di Azione Civile detta una testimonianza per certi versi ancora più preoccupata. “Mentirei se dicessi che sono sorpreso. L’Italia è infatti un paese in cui non c’è alcuna voglia di scoperchiare certe pentole. Fa poi riflettere che questo comportamento sul segreto di Stato sia tenuto da un personaggio come Matteo Renzi che si presenta come il nuovo e il rottamatore. Io sono stato di continuo spiato durante la mia attività di pubblico ministero. E’ una vicenda per la quale sono indignato come persona e amareggiato come uomo dello Stato. Mi ha creato più danni di quanto sembri, visto che c’è stata una campagna,massiccia di discredito nei miei confronti.”

Quello che impressiona, alla fine di queste testimonianze, è che la scelta dei soggetti che sono stati oggetti dello spionaggio non sono stati i mitici comunisti di vecchia o nuova tradizione di cui parla sempre la destra ma intellettuali e politici di diversa provenienza che su una cosa erano comunque d’accordo: la necessità di  spendersi a contrasto contro i populisti, a cominciare da chi ne era stato il capo riconosciuto, capace fino al 2011 di mantenerne insieme le forze pur nate da esperienze differenti e a volte in contrasto tra loro.


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21