Migranti, “la cronaca diventi attivismo”. Scelta choc di Times of Malta

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Il direttore media spiega perché ha infranto una delle regole del quotidiano pubblicando la foto di un bambino di due anni vittima di naufragio al largo della Libia. “In situazioni disperate è necessario, o la gente non capisce cosa sta davvero succedendo”

PERUGIA – Pubblicare in prima pagina la foto di un bambino di non più di due anni che non è riuscito a sopravvivere alla terribile traversata nel Mediterraneo. Una scelta forte quella presa oggi dal quotidiano The Times of Malta, che ha pubblicato foto anche di altri migranti senza vita ritrovati sulle coste libiche. “Abbiamo infranto una nostra regola”, spiega Herman Grech, direttore media del The Times of Malta, che partecipa al Festival internazionale di giornalismo a Perugia. “Oggi abbiamo messo in prima pagina la foto di un bambino morto in mare e ritrovato in territorio libico. Non lo facciamo di solito, ma la situazione è così tragica che le persone non stanno realizzando quello che realmente sta accadendo e si tende a confondere le cose”.

Grech partecipa al panel “Giornalismo-attivismo contro la retorica anti-immigrazione?” e spiega perché secondo lui i giornalisti quando ci sono tragedie come queste da raccontare abbiano la licenza per diventare attivisti. “C’è chi mi ha definito ‘pro-migranti’. Non sono pro-migranti perché non esiste un essere pro o contro. Semplicemente credo nei diritti umani e credo che i giornalisti debbano uscire dalle loro conferenze e assumere il ruolo di attivisti”.

I giornalisti dovrebbero essere attivisti? “Idealmente no, ma in alcune situazioni disperate come quelle che viviamo giorno dopo giorno diventa necessario per una questione di diritti umani. La maggior parte dei nostri lettori è contro di noi, ma se essere attivisti è in linea con la linea editoriale ed è un modo di combattere per i diritti umani allora non ho problemi a essere chiamato attivista in alcune situazioni”.

Come il pubblico percepisce gli immigrati? “Il problema è nei media che tendono a creare stereotipi di questo tipo di persone”, spiega Grech. “I media sono ignoranti della situazione reale e abbiamo bisogno di giornalisti che prendano informazioni di prima mano sul posto”. Si confondono troppo spesso i musulmani con i terroristi, secondo Grech. “Riceviamo commenti dei lettori sul nostro giornale che non posso riferirvi perché estremamente razzisti. Dopo la tragedia dell’aereo di Germanwings precipitato sulle Alpi francesi c’è chi ha commentato: “È un musulmano? I musulmani sembrano tutti carini ed educati. Hitler era educato e amava i cani. Cosa volete nascondere? Cosa sta succedendo qui?”. “A un mio collega giornalista – dice Grech – che ha scritto un pezzo dal titolo ‘Razzisti, siete stupidi’ sono arrivati commenti terribili”.

Grech attiva l’audio del suo computer nella aula del Festival di Giornalismo in cui sta parlando, fa partire il Media player con un podcast caricato sul sito web del giornale. Si sente la voce disperata di un migrante che dalla nave su cui si trova chiede aiuto via radio alle autorità: “La barca sta affondando, non abbiamo cibo non abbiamo acqua”. E uno dei commenti dei lettori recita: datevi fuoco con la paraffina. (Giovanni de Paola).

Da redattoresociale.it


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