Lettera a Renzi. Secondo caffè, lungo, del 24

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So di dispiacere a qualcuno, ma penso che Matteo Renzi sia migliore di molti suoi seguaci e di certi avversari. Almeno non è un imbecille, non fa l’ipocrita, non nascondi la testa sotto un deserto di nulla. S’è accorto, Renzi, che il voto in Andalusia, e soprattutto in Francia, ha annunciato la crisi,senon la fine, del bipolarismo europeo. Les trois France, titolava ieri Liberation, La France à l’épreuve du tripartisme, Le monde. E ha risposto, davanti a studenti e docenti della Luiss, con l’unica nota che conosce: “Mezza Europa ci copierà l’italicum”. Basta con i “professori che per pigrizia parlano di deriva autoritaria”, Il Corriere lo ha ripreso: “Ho il dovere di decidere. Non c’è deriva autoritaria”.

Lo so, poi Matteo ha la cultura che ha (o non ha) e si è sperticato, davanti a studenti perplessi, in un numero contro l’anarchia. Quando, con Aristotele, avrebbe potuto contrapporre (la sua) politica alla democrazia. La quale, per il filosofo, in quanto evoca il potere del demos (del popolo, di tutti?), è da considerare una forma di governo deviata. Oggi si direbbe: pericolosa.

Caro Matteo, hai ragione! Il demos, il popolo, da qualche tempo non sta più nel posto che gli avevamo assegnato: tende a non andare alle urne o a scegliere le estreme. Mostra di non trovarsi più a suo agio nello schema bipolare (quello in cui si vinceva sempre al centro) che gli Stati Uniti e quasi tutta l’Europa hanno conosciuto dopo la guerra. Le reagioni di tale rifiuto da parte del demos sono molte e non facili da analizzare. l’Europa ha una moneta ma non una politica. I politici di professione appaiono sempre più politicanti. C’è poi la fine delle ideologie: “una volta i comunisti eravamo noi lavoratori -scrive Giannelli sull’affare Pirelli Cina-  oggi i compagni comunisti sono i propiietari” Persino la lunga pace, di cui abbiamo goduto, fa sembrare le scelte simili e fa temere che trionfi  un unico pensiero.

Sereno, Matteo, non siamo “professori” e badiamo al sodo.  Per questo ti dico che la soluzione (che è la tua) di non eleggere più organi collegiali, o di subordinarne l’elezione alla scelta di un premier, di un sindaco o di un governatore, cui confidare con un premio di maggioranza ogni potere, non è, credimi, una buona soluzione. Prima di essere “autoritaria” è inadeguata, perchè lascia quell’uomo solo. Gli dà il potere di governare ma non gli strumenti per farlo.

Vedi, Matteo, quando avevo vent’anni si parlava spesso di “pericolo bonapartista”. Però Napoleone, quello vero, aveva promesso un bastone di Maresciallo a ogni buon soldato della Rivoluzione, aveva costruito la Francia dei prefetti, edificato il nuovo Stato con una classe di funzionari venuto dal nulla ed entusiasti. Credi che i Presidi, che vuoi gratificare, e i 100mila precari, che assumerai, daranno la stessa scossa alla scuola? Credi che ventilare un blocco navale e aereo dell Libia trasformi il nostro esercito da zucca nella carrozza di cenerentola? E che dimissionare Lupi e occuparti tu anche di trasporti e lavori pubblici faccia così paura ai funzionari infedeli e agli appaltatori delle mazzette? Sei un illuso. Per smuovere l’Italia dalla crisi organica in cui si dibatte, serve un’idea di futuro, serve un esercito di volontari (come quello che Obama ha saputo riunire), serve un Parlamento che creda nella proprio ruolo e sindacati forti (senza, il Fondo Monetario, “i ricchi diventino più ricchi”).  Ci vuole una moderna, complessa, paziente democrazia.

Cari dirigenti della minoranza del Pd. Io vi rispetto. Quando mi divertivo (un mondo) a fare il giornalista voi prendevate schiaffi da Berlusconi e da Napolitano. Però, non perdete tempo con Speranza, nè a parlare con Orfini. Smettetela di lagnarvi, di rimpiangere la ditta che non c’è. Di stare con un piedi dentro e uno fuori, autorizzando il sospetto che chiediate posti in lista. Con le vostre regole avete eletto un segretario e , grazie alle vostre paure, Lui s’è messo in testa la corona del Premier. È a Matteo Renzi che dovete rispondere, con parole chiare. Magari assestando -dice D’Alema- qualche colpo che lasci il segno. Per esempio votando alla Camera, con le opposizioni, non solo a favore delle preferenze ma delle coalizioni tra primo e secondo turno. Si tratta di costringere (sì, costringere!) Matteo Renzi ad allearsi con Landini (o con chi sarà di sinistra) se non vuole rischiare di cedere Palazzo Chigi alle destre.

Dite poi “No” al Senato dopolavoro per politici regionali. Chidetene  l’abolizione, mettendo però al sicuro , con il voto qualificato,  l’indipendenza del Presidente della Repubblica e della Consulta. Semplice e chiaro. E vediamo chi vince il referendum. Se chi offre il laticlavio anche a un corrotto delle regioni, o chi chiede un Presidente arbitro una Alta Corte indipendente e una sola Camera, ma sovrana.

Democrazia e lavoro. Per dare dignità al lavoro (come chiede il Papa) o tutele crescenti (come dice Renzi) servono investimenti. Per poter investire si devono prima combattere la corruzzione (che “spuzza”) e la grande evasione (che “spuzza” pure). Sia questa la priorità! Come nella Grecia di Tsipras, come in Spagna (“Per 18 anni la destra si è finanziata illegalmente” scrive El Pais) e come ha chiesto Mattarella.

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