La riforma della Costituzione e la concentrazione dei poteri nelle mani dell’Esecutivo

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La riforma della Costituzione che è in corso in questo momento modifica la seconda parte della Costituzione lasciando invariata la parte prima sui principi. Il provvedimento rappresentava, con la legge elettorale, insieme con il cosiddetto patto del Nazareno siglato il 19 gennaio 2014, e il leader di Forza Italia Berlusconi, il fulcro del cosiddetto patto del Nazareno, un accordo che aveva come obbiettivo quello di riformare l’assetto istituzionale del Paese e che è naufragato dopo l’ascesa al Colle(19 gennaio 2004) di Sergio Mattarella.  L’8 agosto scorso il Senato ha approvato in prima lettura il ddl del ministro delle Riforme Maria Elena Boschi. Oggi anche il Senato dovrà confermare nei prossimi mesi. Se così sarà, la prima fase delle riforme sarebbe compiuta. A quel punto Camera e Senato dovrebbero votare nuovamente il testo del disegno di legge senza modificarlo e senza cambiarne i contenuti.

I punti principali della riforma sono i seguenti: 1) Bicameralismo addio; 2)Senato dei Cento, il quorum si alza per il Senato che avrà soltanto cento componenti e così si alza per il Capo dello Stato, le province sono abolite. Le conseguenze, per la nostra attuale Costituzione, saranno notevoli e il nostro ordinamento attuale subirà notevoli cambiamenti.

Non ci sarà più il bicameralismo e il Senato sarà ridotto a un’assemblea di cento nominati dalle Regioni e il Paese sopravviverà, malgrado la presentazione del disegno di legge. E la Camera dovrà approvare la prima fase del secondo atto del provvedimento. Staremo a vedere ma non c’è dubbio che la tendenza a concentrare sull’esecutivo la maggior parte, se non tutti i poteri costituzionali, non può non provocare problemi non piccoli al funzionamento complessivo della nostra Costituzione. Del resto il fatto che ci si avvicini a tappe forzate verso un mutamento epocale nei rapporti tra i poteri dello Stato come tra chi governa e chi vive nello Stato italiano è destinato in ogni caso a creare conseguenze di non piccolo peso nella vita politica e istituzionale del Paese Italia.

Il ridimensionamento sostanziale del Senato e l’aumento del peso della presidenza della repubblica che è stata conseguenza in questi anni del contrasto tra i partiti e dei dissidi interni in molti di essi non potranno non avere a loro volta conseguenze sulla vita nazionale e con ogni probabilità saranno necessari nuovi aggiusta menti nell’ordinamento istituzionale. E il fatto che i partiti non abbiano modificato le proprie regole interne e vivano, come avviene ormai dagli anni Novanta, come aggregazioni più o meno provvisorie legate al destino del leader di turno, non favorisce di sicuro un confronto limpido tra le forze politiche in gara per il governo del Paese. Si apre, o meglio continua, una fase non facile della repubblica mentre la grave crisi economica e sociale, ma anche politica e culturale, scoppiata nei primi anni del ventunesimo secolo non accenna a terminare e anzi sembra avvilupparsi sempre di più all’interno di una pericolosa sindrome legato al ventennio populistico sfociato negli anni Novanta nell’ascesa al potere di Silvio Berlusconi.


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