Riavvicinamento

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La parte più pregiata del bel discorso di Mattarella, per me è stata quella riferita alla necessità  di riavvicinare i cittadini alla politica.  Da anni viviamo un progressivo scollamento tra politici sempre più scadenti e arroccati e cittadini sempre più sfiduciati e distanti. Il neo Presidente insiste opportunamente su un nesso: se la politica inizierà ad occuparsi dei cittadini – delle loro sofferenze e aspirazioni – i cittadini torneranno ad occuparsi – e a rispettare – la politica.

E’ un invito a tornare alla  priorità del bene comune, concetto eroso da individualisti e corrotti, che accusano di ingenuità (anime belle) chi ha continuato a promuoverlo, nonostante tutto.
Mattarella ha dato la prima testimonianza di questo impegno al riavvicinamento con i cittadini, scegliendo parole comprensibili a tutti, come quelle della Costituzione. Ma anche rivalutando le regole e la loro osservanza, garantita solo se c’è un arbitro che le faccia osservare e giocatori che le abbiano interiorizzate. Molti hanno percepito in questo passaggio il richiamo al rispetto delle leggi e dell’uguaglianza nella loro applicazione, concetti troppo spesso mortificati in questi anni di provvedimenti ad personam e insulti alla Magistratura.
Dobbiamo cambiare noi italiani, se vogliamo che cambi l’Italia, è la sintesi del suo discorso.
Un invito all’impegno molecolare di ognuno, in netta discontinuità con la superstizione dell’uomo della provvidenza.
Una maligna pigrizia nata a destra e propagatasi a sinistra.

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