“Razza”. La proposta degli antropologi di abolire l’uso di questo termine

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Scomparsa (o quasi) dalla scienza, la nozione di razza è purtroppo ben presente nell’immaginario collettivo e spesso nella retorica politica, dove serve tuttora da strumento di stigmatizzazione della diversità culturale. Gli effetti distruttivi dello tsunami otto e novecentesco della razza non hanno finito di far sentire i loro nefasti effetti. È per questo che un gruppo di antropologi fisici e culturali, stimolati dalla proposta di abolizione del termine «razza» dalla Costituzione italiana avanzata da Gianfranco Biondi e Olga Rickards attraverso una lettera aperta alle più alte cariche dello Stato (www.scienzainrete.it), si sono recentemente confrontati e hanno convenuto sulla necessità di eliminare tale termine dalla Carta fondamentale e dai documenti amministrativi. Come è noto l’articolo 3 della Costituzione recita: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». Con tutta evidenza, i costituenti citarono la razza per ragioni antidiscriminatorie, in un’epoca in cui essa, tuttavia, aveva ancora una certa vitalità scientifica. Se oggi questa è venuta meno, non sarà il caso di seguire l’esempio della Francia, la cui Assemblea nazionale ha approvato nel 2014 la proposta di eliminazione del termine dalla Costituzione e da ogni documento pubblico?

Dell’iniziativa di confronto di un gruppo di antropologi, nata in seguito alla proposta di abolire l’uso del termine “razza” avanzata da Gianfranco Biondi e Olga Rickards, hanno scritto ieri Adriano Favole e Stefano Allovio su «La lettura», supplemento del Corriere della Sera.

«I biologi assolvono il loro compito studiando la storia evolutiva umana nell’ambito della più generale evoluzione della vita e non sono usciti dalla loro sfera di competenza quando hanno dimostrato per via sperimentale che il concetto di razza non può essere applicato alla nostra specie – si legge nella lettera aperta indirizzata dagli studiosi alle più alte cariche dello Stato dagli antropologi Biondi e Rickards – Sul razzismo devono, se non vogliono tradire la loro funzione, affermare che esso non ha alcuna base scientifica e rapportarsi a quella grave degenerazione da cittadini. Auspichiamo che il termine razza, per l’uomo, sia eliminato dalla Costituzione e dagli atti ufficiali del nostro Paese, così come è avvenuto in Francia».

Nel 2013 l’Assemblea nazionale francese ha adottato un progetto di legge presentato dai deputati del Front de gauche, con il quale si chiedeva di sopprimere il ricorso al termine “razza”: niente più “razza” nel codice penale, nel codice di procedura penale, nella legge del 1881 sulla libertà di stampa e, prima di tutto, nella Costituzione (art 1. «La Francia […] assicura l’eguaglianza dinanzi alla legge a tutti i cittadini senza distinzione di origine, di razza o di religione […]»). «Sopprimendo la categoria giuridica delle razze, cesseremmo di dare legittimità giuridica alle ideologie razziste ed affirmeremmo, infine, che esse poggiano su un concetto che non ha alcun fondamento scientifico», spiegava allora il Front de gauche.

Dopo la pubblicazione della lettera aperta di Biondi e Rickards, un gruppo di antropologi ha avviato un confronto arrivando a concordare sulla necessità di eliminare dalla Costituzione e dagli atti ufficiali anche in Italia il termine “razza”. Alla base di queste conclusioni chiare motivazioni scientifiche, legate al superamento dello stesso concetto di razza, il quale non ha più alcun valore scientifico ormai da tempo.

Alla notizia della scelta francese, L’Avvenire rifletteva anche sull’aspetto linguistico della questione, direttamente collegato a quello scientifico: «In questo caso – -scriveva Edoardo Castagna (qui l’articolo) – tuttavia l’operazione è semplicemente corretta dal punto di vista linguistico, prima ancora che contenutistico. Parlare in termini di razze umane non ha senso; tutti noi apparteniamo a una sola razza, caratterizzata da un’infinita variabilità al suo interno».

L’articolo su «La Lettura» (Corriere della Sera, 01.02.2015): «Razza. Un’invezione nefasta senza valore scientifico. “Aboliamo il termine”»

Da cartadiroma.org


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