Nostalgia. Caffè del 2 febbraio

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“E se (Matteo Renzi) avesse vinto «troppo»? Se la sua vittoria di oggi si rivelasse un boomerang domani?” Si chiede sul Corriere Angelo Panebianco. Ora sarà “costretto a saldare i debiti con la sinistra Pd -spiega Francesco Forte sul Giornale- ma intanto deve governare con Ncd e fare le riforme con Forza Italia”. “Fin qui ha usato Berlusconi – prosegue Panebianco- come un machete per colpire i suoi nemici interni di partito e per aprirsi un varco nella boscaglia (parlamentare) attraverso cui far passare le riforme: legge elettorale, Senato, Jobs act, eccetera. Se in futuro questa possibilità, a causa dell’eccessivo indebolimento politico di Berlusconi, non ci fosse più, che ne sarebbe delle sue riforme?”. Paura! E desiderio di risuscitare il Nazareno.  Guerini al Corriere: “il voto sul colle non era il congresso Pd. Nessuno avrà contropartite da incassare”. Serracchiani alla Stampa:“la legge elettorale non sarà modificata”. “Silviostaisereno”, titola il Fatto, riprendendo un’intervista della Boschi, secondo cui la modica quantità (il 3%) di evasione e frode consentita resterà. Del Rio a Repubblica: “su Italicum e riforme non cambia nulla”. Come sigillo, Anna Finocchiaro, che ha lasciato le sue impronte sulle riforme sgangherate renziane, dovrebbe essere chiamata al governo, in sostituzione della Lanzetta.

Non mi meravoglia affatto questa versione del giglio magico, che pretende di archiviare l’elezione di Mattarella come un incidente di percorso (molto ben gestito), e vuole tornare alle vecchie usate consuetudini del Nazareno. Dopotutto se guardate alla storia familiare di Renzi (le troppe società del papà Tiziano e l’intreccio con Verdini) o a quella della Boschi (con un papà che dalla Coldiretti si promuove vice presidente della banca Etruria), o se pensate ai loro amici Marco Carrai, Davide Serra) risulta evidente un connotato di classe: siamo davanti a un ceto medio che viene dalla provincia e ha vissuto tra politica e finanza, banche e amministrazioni locali. Un ceto lontano della classe operaia e dagli imprenditori veri, senza la coscienza infelice che colloca a sinistra la borghesia intellettuale e cittadina. Una vecchia canzone racconta il modus vivendi e la visione del mondo do questo ceto: “Finché la barca va”…perchè cambiare? Ma la barca va?

Può l’Italia del terziario, del siamo tutti imprenditori, della commessa pubblica, del credito agevolato, continuare a vivere -come fa da 30 anni- al di sopra dei suoi mezzi? Distruggendo l’industria, convivendo con evasione e corruzione, dando qualche cadeau ai poveri – 80 euro, buono bebè- ma non riconoscendogli diritti, lasciando che i giovani, le migliori forze produttive, si arrangino all’estero? Se sì, Lupi, Sacconi, Verdini, e naturalmente Berlusconi, sono alleati necessari. Tsipras e Iglesias -che ha riempito con una grande manifestazione la Puerta del Sol di Madrid- un fastidioso contrattempo. Scrive il sole24ore: “Renzi rassicura Merkel su Tsipras: rispetto dei patti, no ad assi mediterranei”. Invece Hollande promette “Aiuteremo Atene”, Giuliano Ferrara, “È tornata la sinistra sexy, ne vedremo delle belle”, è preoccupato che l’Europa possa cedere alla Grecia. Anche Financial Times: “Eurozona teme il caos finanziario per le della Grecia”.

Scrive Michele Ainis, Corriere: “Con Mattarella ci lasciamo alle spalle la stagione dell’eccezionalità costituzionale”. Insomma è finito, finisce il lungo regno di Re Giorgio, che ha evitato a Berlusconi le elezioni nel 2011, imposto le larghe intese nel 2013, sostenuto le riforme di Renzi nel 2014. A destra “il merito (Mattarella) piace, il metodo (Renzi) dispiace. E senza Forza Italia sarà dura incassare la riforma del Senato, del Titolo V, del nuovo assetto dei poteri”. Per Libero “Centrodestra da riformare. Arriva la Lega delle Libertà”. Non credo sarà facile tornare allo statu quo ante.

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