La stupidità di Bruxelles

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Ma quanto può essere stupida e insensibile quest’Europa che sta facendo di tutto per spingere il governo di Atene nel baratro? Ma sono davvero degni questi governanti, ciechi e privi di valori che non siano quelli monetari, di essere considerati tali? Ma che classe dirigente è quella costituita da un gruppo di tecnocrati che agiscono nell’oscurità, assecondati da politici come il ministro delle Finanze tedesco, Schäuble, desiderosi unicamente di mostrare i muscoli nei confronti di un Paese stremato e privo ormai delle benché minima dignità?

Ci spiace dirlo, ma qualunque europeista autentico, qualunque cittadino informato e responsabile, qualunque persona perbene, al netto delle sue convinzioni politiche, ha il  dovere morale di opporsi a questo ricatto insostenibile, in cui un intero popolo è costretto a pagare a carissimo prezzo gli errori di governi che quegli stessi tecnocrati e i degni colleghi di Schäuble hanno sostenuto e coperto per anni, pur sapendo benissimo che la Grecia non aveva i parametri in regola per entrare nella moneta unica.
Non solo: qualunque europeista autentico ha il dovere morale di considerare dei vigliacchi, privi della visione e della lungimiranza dei padri fondatori, quanti stanno assecondando questa guerra impari, in cui l’armata liberista può agitare il cappio con cui strangolare definitivamente le ragioni e le speranze di Atene e al duo Tsipras-Varoufakis non resta che appellarsi al buonsenso, alla ragionevolezza, ai principi di solidarietà e mutuo soccorso sui quali dovrebbe fondarsi l’Unione Europea.
Perché a destare rabbia non sono solo i barbari che hanno ridotto un popolo a frugare nei cassonetti, dopo avergli tagliato salari e pensioni, chiuso le fabbriche, devastato il tessuto sociale e imposto un piano di riforme strutturali la cui unica conseguenza è stata l’aumento esponenziale del debito pubblico; a destare rabbia sono, soprattutto, i giornalisti che mentono sapendo di mentire, gli economisti mainstream che ripropongono da trent’anni la stessa analisi e le stesse ricette fallimentari e, più che mai, i politicanti che si schierano apertamente dalla parte della Merkel nella speranza di ingraziarsela in vista delle future trattative che li riguardano o nella tragica illusione che ciò che è accaduto in Grecia sia un caso isolato, non riproponibile altrove, senza capire che la penisola ellenica, proprio perché piccola e fragile, è stata utilizzata dal potere finanziario come cavia per sperimentare e successivamente estendere una moderna forma di colonizzazione, meno esplicita e apparentemente meno violenta rispetto al passato ma, in realtà, assai più pervasiva e umiliante per chi la subisce.
Tuttavia, ciò che sfugge sia a Schäuble sia agli ascari del rigorismo sia, in particolare, ai loro vassalli è che non siamo più nel 1960, che il mondo non è bipolare o, peggio ancora, unipolare come credono erroneamente gli americani bensì multipolare, e se un aiuto concreto alla Grecia non dovessero essere in grado di offrirlo i russi, potrebbero sempre fornirlo i cinesi, magari in cambio dei porti sul Mediterraneo o di un sostegno allo sfondamento definitivo in Europa dal punto di vista commerciale. Senza contare le ripercussioni che un simile abbraccio potrebbe avere sulla moneta unica, a quel punto destinata inesorabilmente a dissolversi perché non è vero il mantra che ripetono i tedeschi per alimentare il gioco delle parti e i ciarlatani vari per compiacerli: un’uscita di Atene dall’euro non sarebbe indolore per l’eurozona; al contrario, ne segnerebbe il tracollo, condannandola alla disgregazione.
Tutto questo mentre premono alle nostre porte migliaia di disperati in fuga dalla miseria e dalla guerra, mentre abbiamo dentro casa la crisi ucraina, mentre fatichiamo a trovare un’identità e a costruire un immaginario condiviso all’altezza delle sfide del Ventunesimo secolo.
Tutto questo a riprova del declino e dell’inadeguatezza del Vecchio Continente, della nostra incapacità di affrontare un mondo completamente diverso da quello cui eravamo abituati e anche della nostra insopportabile presunzione di essere, comunque, i migliori benché i paesi emergenti ci stiano surclassando in quasi tutti i settori.
Questo è, nell’Europa dei ragionieri e delle vestali di un’ortodossia economica che ha causato solo disastri e che ormai ovunque stanno abbandonando.
Questo è, e per la prima volta avvertiamo un senso di impotenza al cospetto di quest’ottusa volontà di suicidio che si estende da Nord a Sud, probabilmente nella speranza che a crollare siano solo i vicini, senza rendersi conto che l’Unione Europea o è una comunità solidale che cammina insieme o non ha alcuna ragione di esistere.


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