Tra mafia e politica

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Una cosa deve esser chiara ad apertura di questo articolo che scrivo per i miei lettori. Gli imputati di un processo devono esser  in ogni caso considerati non colpevoli fino alle condanne  e la loro colpevolezza è compito dei giudici provarla fino al grado praticato di giudizio. Ma non c’è dubbio che l’inchiesta in corso a Roma  ma che ha avuto inizio quattro anni fa sull’esistenza di un vero e proprio sodalizio mafioso nella capitale del Paese non può non impressionare chi si occupa di questi problemi tanto più quando tra le persone indagate(39 ad oggi e 37 arresti di cui 8 ai domiciliari e sequestri dei beni per 200 milioni di euro) si trovano, accanto a imprenditori come l’ex amministratore delegato dell’EUR, Riccardo Mancini,  e l’ex terrorista dei NAR, Massimo Carminati, e politici noti come l’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno e meno noti come l’ex consigliere regionale del partito democratico Eugenio Patané, quello del PDL Luca Gramazio e il presidente dell’assemblea capitolina Mirko Coratti.

All’ex sindaco il giudice per le indagini preliminari contesta il reato gravissimo di associazione per delinquere di stampo mafioso( il 416bis del codice penale, previsto con la legge Rognoni-La Torre) e ha proceduto anche alla perquisizione della sua abitazione a Roma. Al gruppo si contestano reati che vanno dall’associazione di tipo mafioso all’estorsione, all’usura, alla corruzione e  alla turbativa di asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio di denaro sporco ed altri reati. Perquisizioni sono in corso  presso gli uffici della Presidenza del Consiglio comunale di Roma e presso alcune Commissioni della regione Lazio.  Gli inquirenti stanno ricostruendo, a quanto pare, un sistema che dura da almeno un decennio, se non di più.

Coordinata da tre pubblici ministeri-Luca Tescaroli, Paolo Ielo e Giuseppe Cascini- con la supervisione del procuratore capo della repubblica, Giuseppe Pignatone.   Si tratta, secondo i magistrati ,di un’organizzazione affaristico-mafiosa che ha coinvolto un ex membro della banda della Magliana come Massimo Carminati ma anche politici e amministratori che hanno favorito le operazioni e hanno consentito all’organizzazione di radicarsi e mettere le radici, di infilarsi dovunque per concludere i loro affari. Per più di trentasei mesi sono stati indagate più di cento persone, perquisite e ascoltate a migliaia. Ma ora sembra farsi strada uno sprazzo di luce e arrivano le prime spiegazioni di un sistema molto articolato con tutte le persone al posto giusto per collaborare al comune obbiettivo di incassare denaro o costruire (o mantenere)  una propria fortuna politica ed elettorale. Ora spetterà alla magistratura compiere il lavoro necessario per provare, come si dice, senza ombra di dubbio le responsabilità degli indagati, molti dei quali legati alla politica da molto tempo o da sempre.


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