Operare un paziente senza anestesia è più rapido, ma gli procura un dolore insopportabile. E’ quello che l’Europa ha fatto con la Grecia…

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Operare un paziente senza anestesia è più rapido, ma gli procura un dolore insopportabile.

E’ quello che l’Europa ha fatto con la Grecia, scatenando la reazione delle schiere di nuovi poveri. Che hanno trasformato la loro sofferenza, in lotta politica, portando Syriza al vertice dei sondaggi per le elezioni del 25 Gennaio.
L’Europa della finanza ha già scalciato sui listini. L’Europa delle istituzioni mantiene la calma, ma teme una conferenza sulla rimodulazione del debito, come quella che nel 1953 venne indetta per favorire la ricostruzione della Germania, che il leader di sinistra Tsipras ha posto tra le prime iniziative in caso di vittoria.
E adesso?
Se Syriza riuscirà a formare un governo, la “questione Grecia” sarà la pietra negli ingranaggi dell’austerità.
E la tensione sarà enorme. Tra chi mette al primo posto la sicurezza dei creditori e ritiene che una lezione ai greci possa servire anche ad altri stati debitori; e chi coglierà l’occasione per aprire una riflessione politica sull’opportunità di continuare ad usare l’austerità scorsoia, nonostante l’effetto cianotico che provoca.
L’esito è incerto. Ma la questione sarà finalmente posta.
E va dato atto a Syryza di essere stata  molto più dirompente  scegliendo di rimanere  nell’euro per cambiarne la politica retrostante, piuttosto che maledirlo e volerne uscire – come gesticolano destre, grillini e leghisti nostrani – senza cambiare nulla.

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