Ma dove sta andando l’Italia di oggi?

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Le inchieste che si fanno ogni anno da parte di società specializzate per comprendere lo stato d’animo di una popolazione, e in particolare, di quella italiana che è sottoposta in continuazione a questi esercizi, sono utili se riescono a cogliere lo stato d’animo della maggioranza o di percentuali apprezzabili non tanto di quelli che, per lavoro o tempo a disposizione, seguono con attenzione quello che succede nel proprio Paese o addirittura sul pianeta Terra ma, soprattutto, di quelli che non sono soliti farlo eppure svolgono un’attività e hanno rapporti effettivi nella società di cui fanno parte.

Il Paese  che emerge oggi dalla ricerca condotta dalla società Demos per conto di un diffuso e autorevole quotidiano di Roma sta sicuramente peggio dell’anno scorso. Perché non ha riferimenti precisi. E’ frustrato dai problemi economici  ancora irrisolti e che fan  pagare a chi sta peggio un prezzo molto salato. Ha sul proprio groppone  una lunga tradizione di inefficienza e una forte corruzione politica di cui gli osservatori stranieri parlano con una punta di commiserazione, se non di disprezzo. E c’è in più rispetto al passato anche recente un’aggiunta di un sentimento poco piacevole: quello di essere soli. Soli, a quanto pare, rispetto allo Stato che viene valutato con fiducia dal 15 per cento dei cittadini, quattro punti meno dell’anno scorso. E i risultati non sono migliori quando si parla degli altri enti territoriali: meno del 20 per cento si fida delle regioni e meno del 30 per cento dei comuni. E’ come una perdita della nostra terra e non l’Europa, a cui si può ricorrere visto che poco più di un italiano su quattro crede nella Unione Europea. Del resto, gli italiani si sentono sempre più lontani dalla  politica. Si scrive che soltanto il tre per cento li stima solo meno del Parlamento, in ogni caso. Una conferma è data dalla sfiducia nella “democrazia rappresentativa”.

Rispetto a quattro anni fa la credibilità dello Stato, dei partiti e del Parlamento è dimezzata. Con favore dal 27% degli italiani con 22 punti in meno del 2010. E 5 punti in meno dell’anno scorso.

Al di là dell’ampiezza colpisce la “velocità” con cui sta crescendo la sfiducia verso i soggetti politici,  i Comuni e le Regioni è calata di oltre dieci punti percentuali . La perdita di riferimenti territoriali ha investito anche l’Unione europea  che soltanto il 27 per cento degli Italiani Persino la figura del Capo dello Stato appare coinvolta da questo clima pesante di spaesamento. La fiducia nel Presidente è scesa dal 71 al 44 per cento, dal 2010 ad oggi. E di cinque punti rispetto ad oggi.

E’ in pericolo la credibilità della democrazia rappresentativa.  Soltanto il 46 per cento ritiene peraltro che “senza partiti non può esserci democrazia.”  E i due terzi dei cittadini  credono che la democrazia sia ancora la peggiore forma di governo. Insomma, siamo di fronte a una “stanchezza democratica” degli italiani.

E’ cresciuta la insoddisfazione verso i servizi pubblici e l’insofferenza verso il sistema fiscale. Vizi storici che 7 italiani su 10 considerano ulteriormente in crescita.

Anche la magistratura che per decenni ha goduto di grande considerazione, soprattutto dopo la stagione di “Mani pulite” ha subito un pesante calo di fiducia. Dal 50 per cento nel 2010 al 33 per cento oggi.

Anche l’indice di partecipazione politica e sociale è calato in maniera sensibile e quasi sei persone su dieci diffidano in generale degli altri. L’unica personalità che gode di grande credito è papa Francesco.

Ma quel che preoccupa gli osservatori è che c’è a quanto pare negli italiani una sorta di assuefazione alla sfiducia nelle istituzioni, negli altri, nel futuro. E innanzi tutto i noi stessi.  Ma dove sta andando l’Italia di oggi?


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