La Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) protesta per un articolo del quotidiano “La Sicilia” che definisce le chiese metodiste “una setta di origine cattolica”

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La lettera del responsabile delle comunicazioni esterne della FCEI, Gian Mario Gillio, al direttore Mario Ciancio Sanfilippo

Roma, 22 dicembre 2014 (NEV-CS68) – “Grande disappunto” per un articolo che fornisce informazioni “inesatte e superficiali”. Così si è espresso Gian Mario Gillio, responsabile delle comunicazioni esterne della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), in una lettera inviata oggi al direttore de “La Sicilia”, Mario Ciancio Sanfilippo, in relazione a un articolo apparso sul quotidiano lo scorso 19 dicembre a firma di Concetta Bonini dal titolo “Scicli, i migranti e la Casa delle culture – Nova Lex: ‘Sembra soltanto business’”. “Nell’articolo – lamenta Gillio -, un sedicente movimento politico e culturale denominato Nova Lex, grazie all’ampio spazio concesso dalla redattrice, ha avuto la possibilità di esprimere opinioni faziose e prive di contraddittorio in merito all’iniziativa internazionale ‘Mediterranean Hope – Casa delle culture’ della FCEI”.

Due sono i punti su cui Gillio chiede al direttore “diritto di replica”. L’articolo riprende infatti la definizione delle chiese metodiste espressa da Nova Lex, secondo cui sarebbero “una setta di derivazione cattolica”. Un’informazione “risibilmente falsa e di palese ignoranza”, ha precisato Gillio che ha poi spiegato: “Con l’uso fazioso del termine ‘setta’ si esprime un’interpretazione negativa nei confronti di una comunità di fede il cui ente di rappresentanza, l’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (OPCEMI), è da decenni riconosciuto dallo Stato italiano”. Il movimento metodista nasce in Inghilterra in seno alla chiesa anglicana, per poi divenire chiesa autonoma e diffondersi in tutto il mondo. Oggi conta circa 80 milioni di membri, mantiene regolari rapporti con il Vaticano e vari organismi ecumenici. In Italia la presenza metodista inizia nel 1861, arrivando subito anche a Scicli.

Riguardo poi all’accusa al progetto Meditteranean Hope, riportata da Bonini, di essere “solo un chiaro business che lucra su milioni di immigrati che, statisticamente, in minima parte scappano da guerre e violenza ma che in massima parte cercano un comodo assistenzialismo foraggiato dalle tasse degli italiani e degli europei”. Gillio ribadisce che “la Casa delle culture di Scicli e il progetto Mediterranean Hope sono un’iniziativa totalmente autofinanziata dall’Otto per mille delle chiese metodiste e valdesi e da alcune chiese protestanti estere. La ‘Casa delle culture’ – ha concluso Gillio -, oltre ad ospitare in futuro altri eventi culturali, locali ed internazionali, accoglie attualmente minori non accompagnati e famiglie che hanno subito violenze e persecuzioni, assegnati dalla Prefettura e dal Comune di Pozzallo”.


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