Le due sinistre

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Lo scontro in Italia tra le due sinistre non finisce di stupire tutti quelli che avrebbero pensato che, tra i membri del più grande sindacato del Paese, si aprisse uno scontro così aspro. Tra il Partito democratico guidato da Matteo Renzi e un nuovo, possibile Partito con l’ala, considerata a volte  dal segretario come quella che si colloca alla sua sinistra.  Tuttavia il distacco tra l’attuale segretario si è consumato molto tempo prima per un reciproco risentimento tra la base del sindacato e i vertici del Partito. Renzi ha collocato il suo Partito allontanandosi dalle tradizioni della sinistra comunista ma anche di quella post comunista da cui proviene.

In parte simili contrasti derivano da esigenze del mercato elettorale. Il partito, guidato dall’ex sindaco di Firenze, si è definito di sinistra ed ha aderito  al Partito del socialismo europeo che oggi annovera tra i suoi rappresentanti Martin Schulz (che Berlusconi in altri anni definì come un Kapò)ma si è orientato sempre di più al Centro e ha concluso con l’ex Cavaliere il patto del Nazareno puntando sull’abrogazione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori nonostante le condanne arri vate da più parti e anche da personalità che non fan no più politica attiva.  Naturalmente l’attuale presidente del Consiglio e segretario del Partito principale di governo, ha scelto un bersaglio indebolito da alcuni anni di declino. Negli ultimi cinque anni la fiducia degli italiani nei confronti della CGIL e della UIL è scesa dal 26 per cento al 16 per cento, più che una discesa fisiologica ,una sorta di rapi do declino. Oggi, secondo le ultime stime, tra gli elet tori del partito democratico, i simpatizzanti del Parti to sono circa il 25 per cento, poco più della media. Ma solo nel 2012 erano più del cinquanta per cento e sei anni fa erano il sessanta per cento. La base elettorale del partito, hanno notato alcuni istituti di ricerca, si è allargata verso il centro e il centro-destra assorbendo Scelta Civica e l’Unione di Centro. E anche il Nuovo Centro destra. La componente operaia del partito alle elezioni politiche del 2013 aveva votato per il 20 per cento per il PD e a quelle europee del 2014 aveva votato per il 34 per cento per quel partito. Ma, dopo le polemiche del 2014, si è ridimensionata intorno al 28 per cento. Per converso il peso degli imprenditori e dei lavoratori autonomi è salito al quaranta per cento nell’ultimo anno.

E se il suo peso tra gli studenti è cresciuto al 40 per cento, il consenso  maggiore lo annovera tra i pensionati(al 58 per cento). Il consenso sul governo attuale oscilla tra il 46 per cento degli operai, la media del 56 per cento e il 67 per cento tra i pensionati. La fiducia nella CGIL tra gli elettori del PD oscilla tra il 22 e il 24 per cento essendo drammaticamente scesa dal 61 per cento del 2009. E, per quanto riguarda i sindacati nel complesso , il cammino all’in dietro è altrettanto netto. Da questo punto di vista a Renzi non resta che correre alla ricerca di nuovi alleati che garantiscano il suo esecutivo e più in generale il futuro dell’esecutivo. Ma non è un’impresa facile perché lo spazio della protesta è diviso tra la Lega di Salvini e il movimento di Beppe Grillo e lo spazio di governo è agognato da una destra composita che cerca di organizzarsi meglio. Di qui le difficoltà e le incertezze attuali. Come sempre, sarà il prossimo inverno,  con ogni probabilità, a far capir meglio le dimensioni e i tempi della partita.      


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