La nostra economia illegale dalle proporzioni sempre più gigantesche

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La lotta contro Cosa Nostra è arrivata a una partita decisiva perché effettivamente i dati che abbiamo davanti mettono in luce le dimensioni gigantesche dell’economia sommersa che affligge il nostro Paese e la necessità di una politica differente da quella che si pratica finora in Italia per poterne uscire o almeno arrivare a una situazione molto migliore di quella in cui fino ad oggi ci siamo aggirati.  L’economia sommersa ha dimensioni davvero impressionanti nel senso che abbiamo una percentuale di delitti di ogni genere che va dal commercio degli stupefacenti che porta con sé tutti gli  affari legati alla illegalità, dalla prostituzione al gioco d’azzardo, alla tratta da sempre diffusa nel nostro Paese che è legato proprio al lavoro irregolare ma anche al traffico degli esseri umani, alla tratta delle persone, al traffico  illegale di medicine contraffatte alle estorsioni, al traffico delle armi ad altre numerose vendite o commerci,   all’incessante  contrabbando  che, in alcune realtà locali nei più diversi Paesi  assume proporzioni gigantesche e possiamo anche immaginare, o accertare con maggiore precisione, dove questi delitti sono stati commessi per decine di anni o ancora per un tempo molto più lungo.

Naturalmente questi aspetti potranno avere anche aspetti positivi dal punto di vista del reddito, giacché non si può escludere che ci siano introiti(compreso l’indotto di produzione di beni e servizi legali) di cui dovremo  tenere conto sufficiente  nella grande operazione di ritorno alla legalità  che si vuole a questo punto  intraprendere. Insomma in uno Stato nel quale  si parla da molto tempo ormai di duecento miliardi di euro (che corrisponde, grosso modo, al 15 per cento del Prodotto Industriale Lordo che non si sa quale origine e percorso, hanno non c’è da stupirsi se una parte dell’opinione pubblica, fatta proprio da quegli italiani che pagano regolarmente le tasse e non intendono venir meno ai loro doveri di cittadini e di lavoratori, guarda con una certa preoccupazione a quello che sta succedendo non soltanto nei paesi di solito investito dalle guerre ma anche in Europa e nell’emisfero occidentale.  Basta ricordare che cosa è successo negli anni Ottanta e Novanta per veder crescere le normali preoccupazioni. Chi scrive ricorda come se fosse ieri quando Cosa Nostra guidata allora da Salvatore Riina in seguito alla decisione del giudice Giovanni Falcone che è direttore generale, per decisione del ministro socialista  Claudio Martelli, degli Affari Penali  al Ministero della Giustizia, decide di istituire la prassi della rotazione dei presidenti di sezione della Suprema Corte di Cassazione sicché a presiedere il maxi-processo non va Salvatore Carnevale ma Arnaldo Valente. La Cassazione conferma le condanne dei boss per un complesso di pene tale per cui molti di loro non potrebbero mai uscire dal carcere, vita natural durante.    La reazione di Riina è terribile: il 12 marzo a Palermo viene assassinato l’eurodeputato Salvo Lima e, pochi mesi dopo, l’altro garante del patto non rispettato, Ignazio Salvo(il cugino Nino Salvo era morto qualche tempo prima a casa sua per un tumore).

Ma tra i bersagli di Cosa Nostra ci sono anche altri politici considerati “traditori”: i siciliani Calogero Mannino, DC, ministro del Mezzogiorno nel governo Andreotti, Carlo Vizzini, PSDI, ministro delle Poste e delle Telecomunicazioni nello stesso governo, Sebastiano Purpura, assessore al bilancio della regione Sicilia, e Salvo Andò futuro ministro della Difesa) e l’allora presidente del Consiglio dei Ministri Giulio Andreotti, da poco nominato senatore a vita dal presidente della Repubblica Francesco Cossiga e favorito nella lotta per il Quirinale.  La notizia arriva subito agli interessati. Quattro giorni dopo, in commissione Affari Costituzionali del Senato il ministro dell’ Interno Vincenzo Scotti parla di un “piano destabilizzante contro l’arresto. Dopo l’arresto, il  17 febbraio 1992 di Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio, esplode in Italia lo scandalo delle tangenti. Cosa Nostra si dà da fare per avere nuovi referenti intorno a vari progetti di secessione(le leghe meridionali) secondo il modello della Lega Nord che aveva avuto grande successo nel Lombardo-Veneto. Nell’aprile-maggio 1992, Riina, messo da parte il progetto di eliminare Andreotti o qualcuno della sua famiglia per le eccezionali misure di sicurezza, ordina di eseguire la condanna a morte contro il simbolo del maxiprocesso, Giovanni Falcone. “Quando venne ucciso Lima-ha raccontato in carcere Giovanni Brusca-Riina mi disse che Ciancimino e Dell’Utri si erano proposti come nuovi referenti per i rapporti con i politici.” Le cose insomma incominciavano a cambiare perché tutto nel rapporto tra Cosa Nostra e la politica potesse andare avanti negli interessi di ambedue le parti,  economici prima di tutto ma non solo. E le cifre che abbiamo citato sembrano proprio dimostrarlo ancora una volta.


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