Cambiamenti

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Dopo l’11 Settembre 2011 a New York abbiamo capito cose nuove.
Che la distanza non è più una protezione, perché un oceano non basta a tenere lontano l’odio globalizzato.
Che la divisione tra contesto civile e militare non c’è più, visto che gli aerei entrano nei grattaceli, le bombe scoppiano nelle metropolitane, i missili vengono lanciati dal tetto delle scuole.
Che i diritti e la pace non crescono nei crateri delle bombe, ma nelle aule e nelle sale operatorie della cooperazione.
Ma dobbiamo realizzare cambiamenti profondi anche nella nostra cultura.
Capendo che i flussi di migranti in entrata non sono un’invasione, ma una nuova forma di natalità, se sapremo regolarli con trattati umanitari e integrare i “nuovi cittadini” con organizzazione ed istruzione.

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