La giustizia e il governo Renzi

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I governi che si basano sulle larghe intese e sulla presenza al loro interno di ministri che non vengono soltanto da partiti diversi ma hanno sovente idee abbastanza lontane tra loro rischiano di aver più difficile la strada, come il presidente del Consiglio e segretario del Partito democratico, Matteo Renzi, di fronte a un problema antico e alla base di forti rotture politiche come è stato quello della giustizia. Con il livello di corruzione che fa del nostro Paese quello che si colloca in Europa al sessantanovesimo posto per il numero di parlamentari (i Berlusconi, i Galan, i Formigoni per fare i primi nomi che ci vengono in mente) e di uomini comuni che hanno a che fare con i giudici penali per affari conclusi durante i loro mandati o per malversasazioni compiute in genere nella professione che rappresentano nelle assemblee elettive di cui fanno parte per qualche anno o addirittura per più di un decennio.

Il punto fondamentale che emerge oggi dalle indiscrezioni giornalistiche apprese sul disegno di legge di cui  il guardasigilli Orlando è titolare: è stata già tolta dal testo prima ancora del Consiglio dei ministri di oggi la norma fondamentale che avrebbe consentito per reati di corruzione di regolare le intercettazioni ambientali dei magistrati con gli stessi criteri utilizzati per i processi di mafia. Per un’ulteriore delega si allontana nel tempo anche la prescrizione bloccata al primo grado e si rafforza, con una norma transitoria, una particolare  tutela nei confronti degli imputati protagonisti dei processi in corso. A loro non si potrà applicare nessuna prescrizione bloccata che potrà valere solo se la sentenza di primo grado sarà emessa dopo l’entrata in vigore della legge con risultati positivi per tutti i politici (a cominciare da quelli del  NCD di Alfano che si è battuto a fondo nel governo per la nuova formulazione del testo legislativo). I ministri del Nuovo centro destra, da Quagliariello a Lupi sono raggianti e il viceministro Enrico Costa, che ha tenuto nel gruppo parlamentare la relazione introduttiva ha detto una cosa politicamente  molto significativa: “Siamo riusciti ad ottenere quello che il PDl nel governo Monti non era riuscito ad ottenere. Al PDL i democratici avevano sbattuto la porta in faccia, a noi del NCD hanno dato ascolto.”

Orlando è riuscito a imporre la formula del suo partito sulla responsabilità civile dei giudici giacché si parlerà nella legge di “negligenza” del giudice e non di “errore inescusabile”, come Berlusconi (e l’ex presidente del Senato Schifani) avrebbero voluto.

Quanto alle intercettazioni non soltanto sarà previsto che tutta la materia debba essere ispirata al criterio della massima riservatezza ma anche al fatto che si parla di nuovo di un’udienza stralcio nella quale i  magistrati e gli avvocati dovranno decidere insieme che cosa è rilevante e cosa non lo è nelle intercettazioni a disposizione. Il Nuovo Centro Destra punta i piedi proprio sulla prescrizione e sul nuovo processo breve.

Se entra in vigore il sistema che blocca, ai fini della prescrizione, l’orologio al primo grado, NCD impone nuovi tempi per Appello e Cassazione. Un sistema  per  fasce con la proroga di un ulteriore anno per l’appello per i reati gravissimi, un tempo che scende a 18 mesi e una proroga di altri sei per i delitti meno gravi, con altri sei possibili. A questo punto anche tra i parlamentari del PD (a cominciare dalla presidente della Commissione Giustizia della Camera Donatella Ferranti) non mancano gli aperti malumori.

Se poi si parla con l’Associazione Magistrati e con il suo segretario Carbone i toni sono molto più aspri e la posizione del sindacato può riassumersi con una frase abbastanza chiara: “La responsabilità civile così come è rischia di incentivare azioni strumentali.” In compenso, i magistrati apprezzano il nuovo testo per il falso in  bilancio appena approvato dal governo.


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