Andrea Melodia: Rai, mai come oggi necessaria una missione

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da Snoqlibere

Intervista di Cecilia Sabelli

Ad Andrea Melodia, giornalista presidente dell’UCSI (Unione Cattolica Stampa Italiana), che tra una pausa come presidente del Centro Studi Cinematografici e un’altra come direttore di Telemontecarlo, in Rai ha trascorso 40 anni, abbiamo chiesto quale missione dovrebbe avere il Servizio pubblico.

– Può la tv pubblica ancora aspirare a una nuova mission?
Sicuramente si. Credo che il servizio pubblico sia forse più necessario oggi che un tempo. E’ innegabile che la crisi culturale e sociale che viviamo sia per certi aspetti assimilabile a quella che attraversò l’Italia negli anni ’60. Molto più che allora, però, oggi il nostro Paese ha bisogno di rinnovarsi completamente, per ritrovare un nuovo andamento positivo della sua vita sociale. Inoltre, il tema della comunicazione si è talmente complicato oggi con la Rete e i suoi nuovi strumenti, che una presenza orientata non esclusivamente al mercato ma a rappresentare la società sia assolutamente necessaria.

– Quali gli obiettivi a cui puntare per riuscire?
In primo luogo alla coesione sociale: il servizio pubblico deve essere qualcosa che pensa la società nel suo insieme, deve mirare a superare i vari divide in essa presenti, da quelli culturali a quelli di censo. Conta anche la qualità del prodotto: i nuovi scenari disegnati dalle trasformazioni della comunicazione impongono al servizio pubblico di essere presente su tutti i media, non solo su quelli tradizionali. La convergenza è ormai una realtà acquisita: serve una Rai cross-mediale, che diventi una mega company fino in fondo, non più solo una società che offre servizi radio-televisivi generali.

– SNOQ-Libere è per un Sp che contribuisca anche a costruirci come popolo duale, fatto di uomini e donne. Cosa ne pensa?
Sono d’accordo, ma questo si ottiene garantendo posizioni paritarie e di grande qualità ad entrambi. Una politica del personale, soprattutto quello creativo, diversa da quella che è stata fatta negli ultimi decenni dalla Rai, potrebbe aiutare in questo senso. Per es. io ritengo che l’inserimento delle quote relativamente alle assunzioni sia una soluzione. Si può risolvere aumentando la presenza di donne qualificate e non stabilendo chi deve occuparsi dei temi femminili piuttosto che dei temi maschili. Il servizio pubblico deve stare sull’attualità, i temi sono i temi del momento e basta.

– Ma come potrebbe la Rai recuperare la sua immagine di servizio pubblico?
Credo che la strada sia quella dell’autoriforma: aldilà delle delicate questioni legate all’organizzazione, la governance, etc. la Rai deve trovare al suo interno, attraverso i suoi dirigenti, le energie e la capacità decisionali di intervenire sulla sua struttura senza aspettare troppo che lo faccia la politica. Questa naturalmente ha le sue responsabilità, ma si deve eliminare quell’immagine della Rai lottizzata e dipendente dai partiti. Bisognerebbe convincere giornalisti, ma non solo loro, a dare una decisa sterzata a certi compromessi un po’ frutto anche di una certa pigrizia mentale che ci si porta dietro dagli anni passati. Mi pare che ci sia una notevole ripresa di attenzione su questi temi negli ultimi mesi e questo è positivo.

Fonte: http://www.snoqlibere.it/home/articoli-recenti/a-melodia-rai-mai-come-oggi-necessaria-una-missione/


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