La verità che fa male

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La verità è testarda e alla fine quelli che preferiscono credere nelle versioni di comodo si rompono la testa. Corriere: “Ora si tratta sui colloqui con gli ultrà. Napolitano non si tratta coi violenti”. La Stampa: “Nelle carte della Figc la trattativa con gli ultrà”. Il Fatto: “Genny a carogna. Prima trattano poi lo indagano”. “Napolitano ai club: rompete i legami con le curve ultrà”, scrive infine Repubblica. Sì, c’è voluto un intervento del Presidente della Repubblica e, in serata, l’ammissione di un “errore”, quello di parlare con Genny e i suoi amici, da parte di Renzi, per riconoscere che all’Olimpico le autorità tutte hanno rimediato una figuraccia in diretta tv. E ora, che dire? Ha ragione persino il Giornale: “Sono troppe le gaffe di Alfano (che aveva negato con sicumera ogni “trattativa”). Ci vuole un ministro dell’interno”

Se è per questo ci vorrebbero dei ministri anche in Europa. Qualcuno che provasse a pensare una polita estera, invece che illudere gli europei dell’est come se la Russia non esistesse, come se si potesse entrare in Europa con un semplice tratto di penna, senza investimenti (da parte dell’Europa) simili a quelli piovuti sulla Germania orientale, senza una diplomazia capace di coinvolgere Mosca nel progetto. La verità si fa strada anche lì e il ministro degli esteri tedesco Frank Walter Steinmeier, ora che Odessa è spaccata in due e che a Sloviansk si cominciano a contare i morti dice a Repubblica: “Non consentiamo a Putin di essere nostro nemico. Ci vuole una nuova Ginevra”. E la regione che adduce è semplice quanto tragica: “con questo conflitto può venire distrutta l’intera architettura di sicurezza costruita e consolidata in decenni in Europa”.

E siccome il tema di questo caffè ristretto e urtante è la verità, constato che anche commentatori terzisti e, sempre, sensibili alle ragioni del governo, come Antonio Polito, si rendono conto dei pericoli commessi a una certa predicazione di Matteo Renzi, quella con la quale insiste sulla speranza contro la rabbia (e avrebbe pure ragione) ma poi gratifica chi non gli dice sì. senza se e senza ma, di gufo o sciacallo. Scrive Polito sul Corriere “sempre più spesso si ricorre a quella che gli americani chiamano character assassination, la denigrazione pubblica: in pratica una forma di gogna mediatica che offre a una piazza sempre più incattivita un capro espiatorio con cui prendersela”. E insiste: “il dilagare di questo stile rischia di restringere quella che Habermas ha chiamato la «sfera pubblica», e cioè l’ambito in cui gli individui possono esercitare la loro critica contro il potere dello Stato. In un’epoca in cui i Parlamenti non contano più molto, e l’unico vero dibattito pubblico si svolge sui media, l’esito è un impoverimento della qualità della democrazia, che per essere tale ha bisogno di una cittadinanza attiva, informata e vociferante”.

Da tempo ci eravamo accorti che l’Europa, per quanto gravi siano le responsabilità di Putin, aveva stolidamente ignorato che stava tornando a est una questione russa e che certi paesi di frontiera ne sarebbero stati travolti, mettendo a rischio l’idea stessa di un’Europa politicamente unita e solidale. Da tempo avvertivamo che il renzismo-leninismo, cioè la trasformazione della (buona) politica proposta da Matteo Renzi in una sorta di dogmatica carta delle riforme, scritte in modo raffazzonata, ma da prendere o lasciare in blocco, stava alimentando un nuovo fanatismo molto simile a quello usato in rete da Grillo e Casaleggio. Né avevamo avuto dubbi, alla prima distratta occhiata al televisore, che all’Olimpico si stava scrivendo un’altra pagina buia della nostra storia repubblicana. Perché siamo bravi? Niente affatto. Perché facciamo il minimo che si dovrebbe pretendere da un politico o da un giornalista: osserviamo i fatti senza il partito preso e l’enfasi ideologica di chi vorrebbe che la realtà coincidesse i con i suoi desideri.

Da corradinomineo.it


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