Kiev, 25 morti, almeno 250 i feriti. Territorio di una rivolta che non si ferma

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L’ultima volta sono stato a Kiev nel ventennale dell’apocalisse di Chernobyl. Come ad ogni primavera c’erano i castagni in fiore e via Khreshatyk era affollatissima. E’ la strada che taglia in due la capitale ucraina, ma non è solo una strada: è qualcosa di più, è la vita, tutto avviene lungo quel viale alberato. Adesso lì c’è l’inferno per una questione politica mai risolta. Il bilancio ufficiale degli ultimi scontri è già salito a 25 morti, almeno 250 i feriti. Anche un reporter tra le vittime: Vyacheslav Veremiy, del quotidiano “Vesti” è morto in ospedale dopo essere stato picchiato brutalmente da uomini mascherati nella notte mentre attraversava la città in taxi assieme a un collega. Tutto è fermo, tutto è i fiamme. Piazza Maidan è territorio di una rivolta che non si ferma. Ma tutta l’Ucraina è  sull’orlo di una guerra civile. “L’opposizione ha oltrepassato i limiti sperando di arrivare al potere grazie alla strada, e i responsabili saranno giudicati – ha detto il presidente Viktor Ianukovich in un messaggio alla nazione pronunciato mentre l’ assalto ai manifestanti in piazza era ancora in corso – I leader dell’ opposizione non hanno considerato il principio democratico secondo cui si ottiene il potere con le elezioni e non nella strada. Hanno passato i limiti chiamando la gente a prendere le armi. C’è una eclatante violazione della legge e i colpevoli compariranno davanti alla giustizia”. A far scattare la rabbia popolare, tra le altre cose, è stato l’annuncio di  Putin di acquistare due miliardi di euro di titoli di Stato ucraino: una prima tranche dei 15 promessi a novembre dai russi per sfilare Kiev alle trattative con Bruxelles per l’ingresso in Europa. In definitiva, è lo scontro che dura ormai da più di vent’anni, cioè dalla dichiarazione d’indipendenza, tra i filorussi che vorrebbero ancora protezione da Mosca e chi tifa per l’eurozona. Politica, ma anche tanto sangue.


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