Residuato bellico. Il caffè del 29 gennaio

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Culto della personalità. Il Giornale titola: “Renzi ha le palle”.  Ci sarebbe stata una telefonata con Berlusconi, e l’accordo sulle legge elettorale sembra tenere. Senza concedere quasi nulla – per la gioia di Sallusti –  ai piccoli partiti. La soglia minima per ottenere dei deputati resta del 5 per cento, se si entra a far parte di una coalizione, dell’8 se si corre da soli, e del 12 se si ha l’ambizione di competere al jackpot con un cartello di sigle.

“Riforme: intesa a un passo” dice la Stampa. “Pronto l’accordo”, fa eco Repubblica. La novità principale consisterebbe in un innalzamento della percentuale necessaria per far scattare il premio di maggioranza al primo turno, dal 35 al 37 per cento. Tornerebbe, poi, il “salva lega”, cioè un meccanismo per proteggere le liste fortemente rappresentate  in una zona soltanto del Paese.  Le “primarie” sarebbero previste dalla legge ma non obbligatorie. E sarebbe concessa la possibilità (ai soliti noti) di candidarsi in più circoscrizioni.

Una brutta legge che può funzionare. Questo compromesso tra Renzi e Berlusconi non può piacere a chi, come me, pensa che debbano essere gli elettori a scegliere i rappresentanti e considera le “ammucchiate”, alla ricerca del premio di maggioranza, una vera iattura. Invece se l’importante è che, dopo il voto, uno solo possa dire di aver vinto e a lui tocchi l’onere del governo senza intese né larghe né strette, allora, “italicum” o “bastardellum” che sia, questa legge può funzionare. Se, infatti, soglie di sbarramento, liste bloccate e premio riducessero a due i competitor, uno dei due raggiungerebbe il 37 per cento, vincendo. Se invece i poli restassero tre, sarebbe il secondo turno a decidere.

Uno psichiatra per i 5Stelle! Ieri, in Senato, i 5Stelle hanno combattuto e vinto, insieme alle sinistre, una importante battaglia di civiltà. Approvando una norma semplice che punisce il voto di scambio politico mafioso. Le destre (Forza Italia e Nuovo Centro Destra) avevano presentati una decina di emendamenti speciosi e si sono poi astenute (che al senato è un voto contro). Il concorso dei 5Stelle è stato determinante. Alla fine hanno intonato in aula “Fuori la mafia dallo stato”. Ci può stare. Irrituale, ma perché no? Intanto, però, alla Camera un “cittadino” incontinente ha definito “boia” il Presidente Napolitano, meritandosi la riprovazione generale e inducendo i deputati del Pd a uscire dall’aula in segno di protesta.

Il fatto è che questo movimento, diviso e incerto (ed è comprensibile) sulla prospettiva si voglia condannare da solo all’irrilevanza. Alla Camera i 5stelle hanno buone ragioni per opporsi a un decreto che mette insieme IMU e Banca d’Italia. Giusto protestare contro l’abuso dei decreti (su 43 leggi finora approvate dal Parlamento ben 41 sono decreti governativi), per il carattere non omogeneo e quindi incostituzionale del provvedimento in questione (che c’entra la Banca d’Italia con l’IMU?) e perfino per il contenuto della legge che sancisce il patto (discutibilissimo) tra banchieri centrali e istituti di credito privati. Ma ai 5Stelle non basta avere delle ragioni, devono avere tutte le ragioni, e rivendicarle contro tutti quanti. Devono gridare “vergogna”, atteggiarsi a vittime e promettere sfracelli. Trasformandosi in fanatici impotenti.

“Residuato bellico”. Vi consiglio di comprare il Sole24Ore, imperdibile! Troverete una doppia immagine di Obama. Sotto la prima si legge “salario minimo”. Nella seconda, Obama appare con bastone e stella rossa e sotto la scritta “lider maximo”.  Tanta furia perché il Presidente degli Stati Uniti ha innalzato del 30 per cento (portandolo a 10 dollari l’ora) il salario minimo che le ditte che lavorano per la Casa Bianca devono pagare ai loro operai. E ha chiesto che i salari siano indicizzati all’inflazione. Come nell’Italia degli anni 70 e 80, e perciò, per i giornalisti del Sole, un “residuato bellico”. Vorrei ricordare a questi ideologi del capitalismo arrembante, che l’accordo sul punto unico di scala mobile fu firmato da Agnelli, che così ottenne (da Lama) il depotenziamento delle vertenze integrative e di stabilimento (era quello il vero problema per gli imprenditori di allora!). Inoltre, con tutta evidenza, il paragone non regge. Se con l’inflazione a due cifre la scala mobile poteva in qualche modo redistribuire reddito a favore del lavoro dipendente, oggi, con una disuguaglianza divenuta insopportabile, serve solo a contenere, e non certo ad annullare, la perdita del potere d’acquisto dei salari. Nell’interesse del capitalismo stesso. “Residuato bellico” mi sembra piuttosto la cultura di qualche giornalista del Sole.

Da corradinomineo.it


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