L’abbraccio di Palermo al pm Di Matteo

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A migliaia all’incontro del Fatto abbracciano il pm della trattativa minacciato da Riina. Tacciono le istituzioni.

Giuseppe Lo Bianco – Sandra Rizza (Il Fatto Quotidiano)

Tra il 9 e l’11 novembre del ’93, nel pieno della stagione della trattativa Stato-mafia, pochi giorni dopo la mancata proroga dei 334 provvedimenti di 41 bis da parte del Guardasigilli Giovanni Conso, sul territorio italiano venne disposta un’esercitazione militare del Comando Nato. Chi la autorizzò? Se lo è chiesto il procuratore generale Roberto Scarpinato, ricostruendo i buchi neri della stagione stragista dal ’91 al ’94, nel corso del suo intervento sul palco del teatro Golden di Palermo, dove ieri il Fatto Quotidiano ha organizzato una manifestazione in segno di solidarietà a Nino Di Matteo e ai pm della trattativa Stato-mafia. All’appello del Fatto , i palermitani hanno risposto con un abbraccio caloroso: numerose le persone rimaste fuori dal cine-teatro dove gli applausi ai magistrati e agli uomini delle scorte hanno introdotto il saluto del direttore Antonio Padellaro. “Dopo le minacce di Riina – ha detto – abbiamo aspettato la solidarietà delle istituzioni, ma questa non è mai arrivata. Oggi non c’è la volontà di fare i primi della classe, ma un giornale è anche qualcosa che si muove sulla base di sentimenti’’. Introducendo il dibattito sul tema “A che punto sono la mafia e l’antimafia”, Padellaro ha poi aggiunto: “C’è un silenzio strano, che ci ha allarmato, e il silenzio non ha mai portato bene. La trattativa riguarda il nostro presente”. In platea, in prima fila, il pm minacciato Di Matteo, il procuratore aggiunto Vittorio Teresi, i pm del pool della trattativa Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia. E anche lo scrittore Aldo Busi. Davanti ad un pubblico appassionato che nel corso della serata più di una volta è scattato in piedi nel rito della standing ovation , è intervenuta subito dopo Barbara Spinelli, editorialista di Repubblica , secondo cui Riina manda messaggi ad un solo “vero interlocutore, che è lo Stato”. Il boss, ha detto Spinelli, “rischia di rimanere con il cerino acceso in mano, e qui parte la sua chiamata di correo: attenzione, è come se dicesse, qui ci stanno attaccando, attaccano un sistema criminale fatto di massoneria, servizi deviati e antistato’”. E dopo aver citato le parole del cancelliere tedesco Helmut Kohl che nel ‘90 aveva subordinato la permanenza italiana nell’Unione europea al ridimensionamento dell’emergenza mafia, la giornalista ha parlato di complicità tra le analisi dell’agenzia J.P. Morgan e chi in Italia “continua a mal digerire la Costituzione del ‘48”, per poi aggiungere che oggi, nelle linee economiche suggerite dalla Morgan, nel caso Italia, “riecheggia il piano di Rinascita Democratica di Licio Gelli”, perché “si vuole una resa incondizionata ai potentati economici”. Infine, Spinelli ha concluso: “Vogliamo anche oggi un clima costituente per far luce sui patti stretti tra Italia, P2 e antistato”. Temi che il pg Roberto Scarpinato ha analizzato nel suo intervento, dopo avere premesso che la sua attività in questi giorni è assorbita in modo crescente dalla sicurezza dei magistrati del distretto. Il Pg ha riproposto i principali interrogativi irrisolti della stagione delle stragi e ha parlato dell’esistenza di due pericoli: uno che viene dalla crisi economica del presente e l’altro, che viene dal passato. “La crisi – ha spiegato – ha stretto Cosa nostra nell’angolo, restringendo la predazione dei fondi pubblici e delle estorsioni: questo ha provocato insofferenza da parte del popolo mafioso anche nei confronti di alcuni capi”. Ma dal passato arriva forse il pericolopiù grave: “La preoccupazione, da parte di Riina che dal processo sulla trattativa possano emergere, grazie a bocche che potrebbero cominciare a parlare, nuovi elementi”. Di “personaggi anfibi, uomini dello Stato dalla cintola in su e della mafia dalla cintola in giù”, ha parlato Marco Travaglio, che si è chiesto in apertura del suo intervento “perche’ al Quirinale si è trovato lo spazio per citare i due marò detenuti in India e mai i magistrati antimafia, minacciati da Riina”. Alla fine, tra gli applausi, Di Matteo è salito sul palco del Golden per ringraziare i palermitani accorsi ad esprimere la solidarietà nei suoi confronti. “Manifestazioni come queste sono per noi antidoto e scudo efficace -ha detto– con – tribuiscono ad annullare quell’aria mefitica che si crea quando il minacciato viene quasi accusato di essere complice del minacciante

Da libertaegiustizia.it


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